Bce alza i tassi di interesse di un quarto di punto. Consumatori: stangata sui mutui a tasso variabile (Foto Pixabay)

“L’inflazione è diminuita ma dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Ha pertanto deciso oggi (ieri, ndr) di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE”.

È quanto ha comunicato ieri la Banca Centrale Europea che ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale.

“Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,00%, al 4,25% e al 3,50%, con effetto dal 21 giugno 2023”, spiega la Bce nel suo comunicato.

La Bce e le proiezioni sull’inflazione

“In base alle proiezioni macroeconomiche di giugno, gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”, afferma la Bce nel comunicato diffuso.

Spiega poi che “gli esperti hanno rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, a causa dei passati aumenti inattesi e delle implicazioni del vigore del mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione. Nel 2023 si collocherebbe quindi al 5,1%, per poi ridursi al 3,0% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Gli esperti hanno rivisto lievemente al ribasso le proiezioni per l’espansione economica per quest’anno e il prossimo, indicando ora un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025”.

La Bce precisa inoltre che “le condizioni di finanziamento più restrittive sono una ragione fondamentale per la quale l’inflazione dovrebbe ridursi ulteriormente verso l’obiettivo, poiché ci si attende che queste frenino in misura crescente la domanda”.

Le decisioni future “assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario”.

UNC: stangata da 240 euro l’anno

Per l’Unione Nazionale Consumatori il rialzo dei tassi di interesse di un quarto di punto percentuale è “una pessima notizia”.

Commenta il presidente Massimiliano Dona: «Considerando l’ultimo Taeg comunicato da Bankitalia, 4,52 per cento, l’importo e la durata media di un mutuo, un rialzo dei tassi di 25 punti percentuali corrisponde, nel caso di un pieno trasferimento sull’Euribor, ad un aumento della rata, per chi sottoscrive ora un mutuo a tasso variabile, pari a 20 euro al mese. Una stangata annua pari a 240 euro».

«Un rincaro che, considerato che in Italia i piani di ammortamento sono alla francese, vale per chi ha sottoscritto da poco il contratto e ha ancora una quota di interessi molto alta, ma che ovviamente va scemando man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale», conclude Dona.

Codacons: rispetto al 2021 il mutuo costerà fino a 3800 euro in più

Sui costi del mutuo a tasso variabile si sofferma anche il Codacons. Bisognerà attendere le prossime settimane, spiega, per capire come risponderà il mercato. Ma i calcoli dell’associazione parlano comunque di ripercussioni considerevoli.

“Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è destinata quindi a salire tra i 15 e i 25 euro per effetto della decisione odierna della Bce – analizza il Codacons – Se però si considerano tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea a partire dallo scorso anno, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile salirà complessivamente tra i 240 e i 320 euro rispetto a quanto pagato nel 2021, con ripercussioni sulle famiglie comprese tra i +2.880 e + 3.840 euro all’anno”.


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