
Lo shopping del futuro, fra seconda mano e tecnologia
Lo shopping del futuro: realtà aumentata e prodotti di seconda mano
Lo shopping del futuro sarà più attento all’impatto ambientale dei prodotti. Farà ricorso alla realtà aumentata per provare virtualmente gli abiti e sceglierà prodotti di seconda mano. In Italia oltre due consumatori su cinque sono preoccupati per l’impatto ambientale degli acquisti online. Un’indagine di Snapchat
Lo shopping del futuro sarà più attento all’impatto ambientale dei prodotti e utilizzerà la realtà aumentata per provare virtualmente gli abiti ed evitare quasi 2 resi su 5 (37%) di capi d’abbigliamento acquistati online. Il potenziale risparmio non sarebbe solo economico (272 milioni di euro) ma anche in termini di emissioni.
Lo shopping del futuro vedrà meno moda fast fashion e più circolazione di abiti e accessori, lusso compreso, di seconda mano, attraverso piattaforme dedicate. Del resto fra i consumatori è sempre più diffusa l’attenzione all’ambiente.
Secondo una ricerca di Snapchat sul futuro dello shopping, oltre 2 consumatori italiani su 5 sono preoccupati per l’impatto ambientale degli acquisti online. Questo dato raggiunge il 50% fra la Gen Z e il 46% tra i millennial. Un consumatore su cinque sceglie prodotti di “seconda mano” per aiutare l’ambiente.
Le piattaforme di reselling e la realtà aumentata potrebbero dunque contribuire alla sostenibilità dello shopping, soprattutto online.

Lo shopping del futuro e l’impatto ambientale
Nonostante l’attrattiva continua del fast fashion e la convenienza on-demand nel settore del retail, i consumatori di tutto il mondo iniziano a interrogarsi sull’impatto sociale e ambientale di questo settore. Snapchat ha quindi realizzato uno studio denominato “Il futuro dello shopping”, condotto da Foresight Factory in dodici Paesi a livello globale (Italia compresa), per fornire un quadro del panorama degli acquisti in questo momento, delineando uno spaccato delle propensioni dei consumatori e delle potenzialità che la tecnologia offre per indirizzare le sfide imposte dal cambiamento climatico.
Bisogna ripensare lo shopping. Si stima ad esempio che la realtà aumentata avrebbe potuto evitare il 37% dei resi di capi d’abbigliamento acquistati online nell’ultimo anno. Questa, insieme alle piattaforme di reselling, sono due leve a cui guardare con attenzione nel prossimo futuro.
«Con la crescente consapevolezza dell’impatto sociale e ambientale del fast fashion, dei rifiuti elettronici e di altri beni di consumo, le piattaforme di reselling offrono l’ulteriore vantaggio di ridurre i rifiuti e contribuire a un’economia circolare – evidenzia una nota – In totale, il 43% dei consumatori italiani è già preoccupato per l’impatto ambientale dello shopping online – percentuale che arriva al 50% della Gen Z – e 1 acquirente su 5 afferma che le ragioni ambientali sono una motivazione per fare shopping sulle piattaforme di reselling».
I prodotti di seconda mano
Queste piattaforme permettono ai venditori di creare i propri negozi virtuali e di presentare collezioni uniche, promuovendo un’esperienza di shopping più social con messaggi diretti e scambi tra acquirente e venditore. E stanno diventando sempre più popolari.
«Basti pensare – evidenzia la ricerca – che il 25% dei consumatori italiani afferma di cercare regolarmente opzioni di seconda mano e il 42% che ha comprato qualcosa attraverso una piattaforma di reselling, percentuale che arriva al 53% tra i millennial. Inoltre, il 34% dei consumatori italiani della Gen Z ha anche venduto un prodotto tramite tali piattaforme, con un ulteriore 43% interessato a farlo in futuro».
I beni di seconda mano permettono di risparmiare denaro e di inserirsi all’interno di un’economia circolare. La seconda mano, del resto, può essere una prima scelta in molti settori, a partire da abbigliamento, automobili e articoli di lusso.
Per i consumatori, l’attrattività di queste soluzioni e dei un canale di shopping alternativo e aperto alle sensibilità ambientali, è frutto di molteplici ragioni: la convenienza, ad esempio, rappresenta la motivazione principale per oltre la metà dei consumatori (54%), seguita dalla possibilità di trovare prodotti che sono andati esauriti altrove (33%) e dalla ricerca di pezzi unici (30%).
Realtà aumentata e try-on virtuale
«Un’altra leva innovativa a cui l’industry del retail potrebbe guardare per ridurre l’impatto ambientale dello shopping – dicono dall’indagine – è quello dell’impiego della realtà aumentata e del try-on virtuale, due tecnologie che aspirano a far superare uno dei problemi principali legati al commercio elettronico, ovvero gli errori di taglia, che rappresentano oltre due quinti (43%) dei resi di capi di abbigliamento acquistati online nell’ultimo anno in Italia. Ma non solo: l’impossibilità di provare i prodotti prima di acquistarli rappresenta una criticità per oltre 2 intervistati su 5 (42%)».
