Verso la Cop26, sfide e opportunità. Si chiudono gli Stati Generali della Green Economy

Verso la Cop26, sfide e opportunità. Si chiudono gli Stati Generali della Green Economy

I prodotti della spesa green che piacciono sempre più sono quelli “senza antibiotici”: più 62% di vendite. E vanno benissimo quelli che vantano in etichetta confezioni compostabili: più 55,9%. Il carrello green richiede poi imballaggi che siano fatti con meno plastica: più 21%. Ecco le tre grandi tendenze che illustrano il successo della sostenibilità del carrello della spesa.

La spesa dei consumatori si fa green e sempre più attenta alle questioni ambientali, sia nella fase della produzione che nel packaging. E vengono premiati quei prodotti che comunicano in etichetta le caratteristiche di eco-sostenibilità.

I numeri della spesa green

L’Osservatorio Immagino, realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Nielsen, nell’edizione 1/2020, registra la crescita dei prodotti dichiarati a basso impatto in termini di CO2, “senza antibiotici” o provenienti da filiere controllate. Bene anche le certificazioni UTZ e Fairtrade.

Il carrello della spesa verde arriva ora a sfiorare gli 8 miliardi di euro.

Con l’ultimo aggiornamento, il paniere dei prodotti con claim legati alla sostenibilità è arrivato a 21.213 referenze, pari al 19% del paniere monitorato, e le vendite sono state pari a 7,9 miliardi di euro, il 21,9% sul totale Immagino. Oltre un quinto, dunque.

 

sviluppo sostenibile

 

La spesa green: di cosa si tratta

«L’impegno a favore dell’ambiente è entrato anche nelle etichette dei prodotti di largo consumo e sta conquistando maggior spazio, con uno spettro sempre più ampio di temi comunicati on pack – si legge nell’approfondimento di Immagino –  I principali aspetti della sostenibilità a cui le aziende fanno riferimento sulle etichette riguardano l’attenzione nella gestione delle risorse (come la comunicazione esplicita sul packaging dell’utilizzo di una minore quantità di plastica e/o di materiale riciclato), l’adozione di metodi sostenibili di coltivazione e/o di allevamento, l’impegno a garantire condizioni lavorative sostenibili e la salvaguardia delle foreste. E, da ultimo, il rispetto dei protocolli per una pesca sostenibile e per il benessere animale».

La crescita della spesa green è rallentata, più 2,6% nel 2019 rispetto al più 3,4% dell’anno precedente, ma si inserisce in una tendenza che proseguirà anche per il futuro.

Come evidenzia il report, «gli studi previsionali indicano che non si tratta di un fenomeno temporaneo ma che l’attenzione sarà sempre più presente nelle scelte d’acquisto».

Analizzando le etichette di questi prodotti, l’Osservatorio Immagino ha rilevato i 24 claim principali per diffusione e sell-out e li ha raccolti in quattro macroaree: responsabilità sociale; rispetto degli animali; management sostenibile delle risorse; agricoltura e allevamento sostenibili.

 

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Spesa green: su gli imballaggi compostabili, biodegradabili e con meno plastica

I claim che rimandano alla gestione sostenibile delle risorse, sia nella fase produttiva che nel packaging, sono quelli che dominano le vendite, con un fatturato di 3,6 miliardi di euro, il 10,2% del valore complessivo del paniere “green” rilevato dall’Osservatorio Immagino.

Aumentano soprattutto le vendite di prodotti confezionati in un imballo “compostabile”: il loro sell-out ha segnato un +55,9% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, tra supermercati e ipermercati, i prodotti di largo consumo con confezioni compostabili hanno raggiunto un fatturato di 74 milioni di euro, concentrati principalmente in alcune categorie: preparati per bevande calde (capsule), gelati, surgelati e acque minerali nel food, e prodotti usa e getta e igienico-sanitari nell’extra alimentare.

È una tendenza che premia l’attenzione all’imballaggio sostenibile specialmente sul fronte della riduzione della plastica.

Fra gli altri claim del packaging, infatti, quelli che aumentano molto le vendite sono “meno plastica” (+21%) e “biodegradabile” (+11,7%).

Gli altri claim di questo gruppo che nel 2019 hanno registrato la maggiore crescita delle vendite sono stati: “CO2” (+19,1%) e “riduzione impatto ambientale” (+13,5%). Stabile, invece, il sell-out dei prodotti dotati della certificazione Sustainable cleaning (+0,4%).

Agricoltura amica dell’ambiente: sopra tutto, “senza antibiotici”

Al secondo posto nel carrello green c’è il paniere dei prodotti accompagnati in etichetta da claim che rimandano a un’agricoltura amica dell’ambiente e a modalità di allevamento sostenibili, con claim come “biologico”, “senza OGM”, “100% ingredienti naturali”, “senza antibiotici”, “filiera/tracciabilità”.

Questi prodotti hanno realizzato un fatturato di 2,4 miliardi di euro, pari al 6,6% del volume d’affari del paniere, con una presenza sul 10% dei prodotti.

Il vincitore assoluto è il claim “senza antibiotici” (+62% di vendite), seguito dalle etichette con certificati Ecocert (+19,6%), con indicazioni relative alla filiera o alla tracciabilità (+14,7%) o realizzati con “ingredienti 100% naturali” (+9,7%).

Responsabilità sociale e cruelty free

Avanzano anche i prodotti attenti alla responsabilità sociale (+1,8% di vendite), che hanno raggiunto un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro. Molto si deve al consolidamento della certificazione UTZ (+16,2%) e di quella Fairtrade (+8,5%), in particolare in caffè, cacao e cioccolato.

L’andamento è invece opposto per i prodotti che segnalano il rispetto e la salvaguardia del benessere animale. Il calo di -0,3% delle vendite è imputabile principalmente alla riduzione dei prodotti con il claim “cruelty free” nelle categorie del cura persona (-3,4%). Invece i prodotti certificati Friend of the sea sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente (+0,3% a valore).


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