Autovelox illegali, Codacons: le multe possono essere contestate se non sono state già pagate (Foto Pixabay)

Il prototipo depositato al Ministero dei trasporti è diverso da quello fornito in un secondo momento ai Comuni. Così è scattato dalla Calabria in tutta Italia il sequestro degli autovelox illegali da parte della Polstrada, che sta disattivando le strumentazioni di controllo della velocità ritenute illegali. Autovelox attivi ma non a norma perché gli accertamenti di polizia giudiziaria hanno evidenziato la “non legittimità del sistema di rilevamento delle violazioni della velocità effettuate con la strumentazione denominata T-exspeed v 2.0 con postazioni fisse per il rilevamento della velocità sia media che puntuale” (Fonte: Ansa).

Manca l’omologazione e manca il prototipo del sistema di rilevamento. L’operazione è scattata a partire dalle indagini della Procura di Cosenza ma il sequestro degli autovelox riguarda diversi comuni di tutta Italia. C’è il rischio di un danno erariale in caso di ricorso da parte degli utenti multati, cui potrebbe essere riconosciuto il risarcimento delle spese, oltre all’annullamento del verbale.

Codacons: ora ci sarà una raffica di ricorsi

Sui sequestri, disposti dal Gip del Tribunale di Cosenza relativamente agli apparecchi T-Exspeed v 2.0, non omologati e carenti dei requisiti necessari per garantire la validità delle sanzioni emesse, è intervenuto il Codacons.

“Le multe elevate da apparecchi autovelox non a norma possono essere contestate, purché la sanzione non sia stata già pagata dagli automobilisti”, afferma il Codacons.

L’associazione ricorda che la legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: dalla data di contestazione o notifica della violazione, 60 giorni davanti al Prefetto, ricorso gratuito ma che determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta, o 30 giorni dinanzi al giudice di pace, ma pagando il contributo unificato.

Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso – afferma il Codacons – Nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, occorre presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuti gli atti, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox”.

Ora è facile immaginare la moltiplicazione dei ricorsi. Spiega il presidente dell’associazione Carlo Rienzi: «Chi viola i limiti di velocità e mette a rischio la sicurezza stradale va sempre punito, ma gli enti locali devono agire nella piena legalità utilizzando apparecchi omologati e che rispettino le normative, per evitare l’inevitabile raffica di ricorsi che scatterà ora a seguito dei sequestri degli autovelox disposti dalla magistratura».


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