Eni non invia la fatturazione per due anni, poi manda due conguagli per complessivi 130 mila euro, poi accetta un versamento del 30%, poi ci ripensa e decide di staccare l’utenza se non riceverà una somma maggiore: è quanto accade a un’azienda di pneumatici che lavora nel territorio abruzzese e che, coinvolta in una complicata pratica con la società di energia, si è rivolta a Codici. L’associazione ha deciso di inviare un esposto all’Autorità per l’energia e il Gas per il comportamento di Eni, che non ha inviato la fatturazione mensile alla società abruzzese, non ha effettuato la lettura del consumo effettivo, non ha risposto al reclamo e non ha inviato una lettera di sollecito prima di procedere al distacco dell’utenza.
Codici spiega che l’azienda si è rivolta alla sede abruzzese dell’associazione a causa della mancanza di fatturazione da parte di Eni da due anni. In questo caso, bisogna ricordare che si tratta di utenze particolari, perché le aziende  hanno consumi alti, quindi una stessa delibera dell’Autorità per l’Energia stabilisce che tali soggetti devono ricevere una fatturazione con cadenza mensile e con lettura effettiva dei consumi.
Racconta l’associazione: “Dopo diversi solleciti da parte della società di pneumatici, Eni finalmente invia i due conguagli relativi ai due anni di mancata fatturazione. Le cifre riportate in bolletta sono però spaventose: 63.000 e 67.000 euro. Oltretutto, una fatturazione era calcolata su consumi stimati. Ma come fa un imprenditore a poter sostenere un pagamento così alto? A questo punto l’utente decide di sospendere il conguaglio stimato  e di iniziare la rateizzazione dell’altro. Poi invia un reclamo ad Eni, ma la società non risponde e senza inviare alcun sollecito comincia le procedure di distacco. Così ben 30 famiglie (i lavoratori dell’azienda) oggi sono in difficoltà. Perché la società, senza i servizi dell’Eni, non può lavorare e rischia il fallimento”. Attraverso l’intervento dell’associazione, l’azienda concorda con un responsabile dell’Eni il versamento del 30% della somma e un piano di rientro. Ma non finisce qui. “A bonifico effettuato, infatti, dopo aver trovato con fatica i 23.000 euro da versare ad Eni, l’imprenditore ricontatta la società, che ha stranamente cambiato idea ritenendo quel 30% insufficiente a bloccare le procedure di distacco. Insomma, o l’imprenditore versa più soldi, oppure avverrà il distacco. Ma perché Eni non ha rispettato i termini dell’accordo? Oggi l’azienda abruzzese riceverà il distacco della prima utenza, rischiando il fallimento della sua attività e mettendo a rischio le trenta famiglie che vivono grazie ad essa”.
Codici ha dunque avviato ad Eni una diffida ad adempiere  per mantenere i patti concordati, cioè il versamento del 30% della somma dovuta e l’accordo su un piano di rientro, e ha deciso di inviare un esposto all’Autorità per l’energia. “Comportamenti di questo tipo sono molto pericolosi perché possono gettare gli utenti nella disperazione più nera – commenta Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici – Soprattutto in un momento economicamente e socialmente così delicato come quello odierno, ci aspettiamo dalle istituzioni e dalle grandi aziende approcci che rispettano maggiormente le esigenze dei cittadini”.


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