I jeans sabbiati sono stati messi al bando da alcune note aziende di moda, da Levis a H&M, poiché dietro quell’effetto vintage si nasconde un grosso pericolo per la salute dei lavoratori.
Per rendere il jeans vintage, infatti, il lavoratore deve spruzzarci sopra un getto di sabbia con aria compressa che spesso contiene silice cristallina (riconosciuta come cancerogena dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Studi scientifici hanno dimostrato che tra la sabbiatura e la silicosi c’è un legame e quest’ultima è ancora oggi una delle peggiori malattie polmonari. La cosa è stata denunciata da diversi sindacati e si sta piano piano diffondendo nell’opinione pubblica.
Il jeans, però, è soltanto la punta dell’iceberg: la sabbiatura, infatti, non riguarda solo il settore tessile,  ma anche quello dell’edilizia che è uno dei comparti più a rischio. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, non sono ancora state vietate alcune attività ad altissima esposizione alla silicosi, come quella dell’utilizzo di sabbie quarzifere nella sabbiatura.
Per puntare il dito contro l’esposizione di molti lavoratori alla silice cristallina, nel 2002 è nato il Network Italiano Silice (NIS), fondato sull’accordo tra INAIL, ISPESL, ISS e Regioni per realizzare un coordinamento unitario nazionale nel panorama dei sistemi di prevenzione. A 10 anni dalla nascita del Network si vuole tracciare un bilancio di quanto è stato fatto e di quello che c’è ancora da fare: domani a Roma, presso la sede dell’Inail, si terrà il convegno “Il sistema di prevenzione del rischio in Italia. Stop all’uso della silice nella sabbiatura”. Un confronto pubblico tra diverse parti sociali, per creare le condizioni per un rinnovato coordinamento progettuale del NIS.


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