caramello

L’industria delle bevande “sembra ignorare le preoccupazioni dei consumatori” relative al caramello presente nelle bibite. E l’Unione Nazionale Consumatori chiede chiarezza sia nella composizione delle bibite, sia nell’esatta indicazione del tipo di caramello presente, sollecitando inoltre una presa di posizione da parte del Ministero della Salute.
La querelle intorno al caramello fa seguito alla decisione presa negli Stati Uniti da Coca Cola e Pepsi, che ridurranno la quantità di una sostanza chimica, il 4 metilimidazolo, presente nel caramello (quello che dà il classico colore tipico alla bevanda, in questo caso caramello solfito-ammoniacale , in codice E 150d) perché la sostanza è stata identificata come potenzialmente cancerogena. La Coca Cola ad esempio ha annunciato di aver chiesto “ai produttori di caramello con i quali lavoriamo di modificare il loro processo di produzione per ridurre la quantità di 4-MEI nel caramello, ma ciò non avrà alcun effetto sulla formula”, mentre in Italia da Assobibe (Associazione italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcoliche) ha commentato la notizia rassicurando i consumatori sulla sicurezza del colorante.
Oggi la presa di posizione dell’Unione Nazionale Consumatori, che chiede un intervento di chiarificazione a tutto campo. “È urgente fare chiarezza sul caramello presente nelle bibite commercializzate in Italia”, ha detto il segretario generale dell’associazione Massimiliano Dona, riferendosi all’allarme proveniente dagli Stati Uniti sui pericoli per la presenza di caramello in molte bevande.
“Il colore nero di alcune bibite – spiega Agostino Macrì, responsabile per la sicurezza alimentare dell’UNC – è dovuto all’aggiunta del caramello che si ottiene con un particolare trattamento termico dello zucchero: ne esistono quattro tipi di differente composizione chimica e recentemente l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha definito le dosi accettabili giornaliere di ognuno. Tuttavia  nelle etichette dei prodotti commercializzati sul mercato è indicata di norma la presenza di un solo caramello senza specificare di quale dei quattro si tratti”.
“E’ una grave lacuna informativa – afferma Dona – e per questo già una anno fa abbiamo chiesto formalmente alle aziende del settore e ad Assobibe di fornire informazioni sulle attività di controllo, ma non abbiamo ricevuto i chiarimenti richiesti:  l’industria  sembra ignorare le preoccupazioni dei consumatori. Il comparto -prosegue Dona – è troppo importante per essere gestito senza trasparenza: chiediamo dunque le dimissioni della dirigenza di Assobibe e l’intervento di Federalimentare per tutelare i consumatori di bibite che chiedono chiarezza sui rischi legati al consumo di bevande analcoliche”.
L’associazione chiede inoltre l’intervento del Ministero della Salute per avviare un’indagine sui livelli di caramello usati nelle bevande e sui controlli che vengono fatti per verificare la presenza di eventuali contaminanti giudicati cancerogeni.
Un anno fa, l’Efsa ha rivisto la sicurezza dei coloranti al caramello autorizzati per l’uso alimentare nell’Unione europea, e ha ridotto il consumo giornaliero accettabile per uno di tali coloranti, l’E150c. Sono coloranti aggiunti al cibo, usati in un’ampia varietà di prodotti, dalle bevande non alcoliche ai prodotti dolciari, dalle zuppe alla birra, e classificati in quattro classi, a seconda dei reagenti usati nella loro produzione.
Per Assobibe “i consumatori possono essere sicuri della sicurezza del colorante caramello”. L’associazione sottolinea infatti che l’Efsa “ha riaffermato la sicurezza del colorante caramello nel marzo 2011, a seguito di un riesame esaustivo della letteratura scientifica. Ha affermato che la presenza del 4-MEI nel colorante caramello non desta preoccupazioni per la salute”. Assobibe ricorda che a novembre 2011 “Health Canada ha affermato che il 4-MEI, compreso quello che si trova in alcuni tipi di colorante caramello, “non rappresenta un rischio” per i consumatori e la Food and Drug Administration americana ha approvato il caramello come additivo colorante e lo include tra gli ingredienti alimentari come “generalmente riconosciuto come sicuro” (“generally recognized as safe”)”. Un portavoce della FDA ha inoltre risposto ai timori sull’eventuale rischio di tumore, evidenziato da uno studio del Centre for Science in the Public Interest, affermando che “un consumatore dovrebbe bere più di 1.000 lattine al giorno per raggiungere le dosi somministrate nello studio”, per tutta la vita.


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