Adoc: colazione con la crisi, più amaro il caffè del mattino
Colazione con la crisi. Le difficoltà economiche si avvertono a partire dal primo caffè del mattino: in un anno, i rincari dei prodotti alimentari – dal latte al caffè allo yogurt – fanno sì che la colazione fatta a casa sia più cara di circa il 5%, mentre per un caffè e un cornetto presi al bar si spende quest’anno circa l’8% in più del 2011. Per il classico binomio cappuccino&cornetto si possono arrivare a spendere 2,35 euro. È quanto evidenzia una indagine fatta dall’Adoc sui costi della prima colazione fatta al bar e a casa.
Secondo le stime dell’associazione, in media i costi per i prodotti da bar sono aumentati del 5,1% rispetto al 2011, mentre i prodotti da consumare a casa hanno subito rincari medi del 4,6%. Ci sono poi le singole voci. In un solo anno, un litro di latte fresco è aumentato di quasi il 2%, lo zucchero del 4,7%, mentre rincari superiori al 3% ci sono per miele, fette biscottate, marmellata e tè. La crostata va a più 6%, le merendine a più 4,5%. Al bar, un caffè costa il 5,5% in più quest’anno rispetto al 2011, il cappuccino ha un prezzo superiore del 4,1%,il cornetto è aumentato del 10% e un tramezzino può costare addirittura il 16,2% in un anno.
“La crisi si avverte sin dal mattino mentre si fa colazione – ha detto Carlo Pileri, presidente Adoc – tra le mura domestiche i rialzi maggiori li hanno subiti la frutta (+9,3%), lo yogurt (+7,6%), il caffè (+7,3%) e i cereali (+5,6%). Anche la colazione effettuata al bar registra aumenti significativi, soprattutto per brioche (+10%) e tramezzini (+16,2%). Un classico caffè e cornetto costa in media il 7,8% in più. Stabili solo i prodotti a base orzo. I rincari incidono non solo sul portafogli, ma anche sugli stili di vita degli italiani: secondo un sondaggio dell’Adoc è in aumento il numero degli italiani che la mattina non fa colazione, una scelta condivisa dal 15% dei consumatori, il 7% in più dal 2007, quando iniziò la crisi. E i prezzi elevati dei bar spingono l’89% dei consumatori a fare abitualmente, almeno 5 giorni a settimana, colazione a casa. Percentuale che scende all’80% nel weekend e durante le feste”
I prodotti scelti per la prima colazione sono di marca per sei consumatori su dieci; il 69% dei consumatori acquista prodotti tradizionali, il 21% compra prodotti biologici, in particolare miele e marmellate, mentre il 10% compra per la colazione solo prodotti del mercato equo-solidale, soprattutto caffè e tè.
L’associazione parte dai dati di questa indagine per chiedere di aumentare il valore defiscalizzato dei buoni pasto. Spiega Pileri: “Uno spuntino veloce come tramezzino e succo di frutta costa 5,25 euro, praticamente uguale al valore defiscalizzato di un buono pasto. Un valore inadeguato al costo della vita. In Spagna il valore defiscalizzato è di 9 euro, circa il 70% in più dell’Italia, in Francia 7 euro, in Portogallo 6,70 euro. Considerato che gli utenti giornalieri sono circa 2 milioni, che sfruttano i loro buoni in 100 mila ristoranti convenzionati, aumentare il valore dei buoni, aiuterebbe i consumatori in un momento di gravi difficoltà economiche”.