Carne coltivata, Altroconsumo: il 47% degli italiani pronto a provarla, ma solo Il 23% si considera informato

Carne coltivata, Altroconsumo: il 47% degli italiani pronto a provarla, ma solo Il 23% si considera informato (foto Pixabay)

Il 47% degli italiani si dice pronto a provare la carne coltivata; oltre il 70% dichiara di averne già sentito parlare, ma solo il 23% si considera informato: è quanto emerso da un’indagine di Altroconsumo sul parere dei cittadini in merito a questa nuova alternativa alla carne tradizionale.

Intorno al dibattito sulla carne coltivata ruota il tema della sostenibilità. La produzione alimentare – ricorda Altroconsumo – è responsabile fino al 30% delle emissioni globali di gas serra e assorbe il 70% dell’acqua dolce e la produzione di 100  grammi di proteine da carne bovina genera 75 volte più CO2 rispetto a 100 g di proteine ottenute dai piselli. Nonostante ciò, il consumo di carne in Europa continua ad aumentare, anche a causa della difficoltà nel trovare alternative appetibili, convenienti e sostenibili.

Cresce, comunque, l’offerta di alternative proteiche alla carne tradizionale: alcune sono già sul mercato — dai prodotti vegetali a quelli a base di alghe o insetti — altre, come la carne coltivata o ottenuta tramite fermentazione di precisione, attendono l’autorizzazione dell’UE. Il 40% degli intervistati, però, non ha mai sperimentato una di queste fonti alternative di proteine e il 44% ammette che preferirebbe mangiare meno carne piuttosto che sostituirla con fonti proteiche alternative, considerate ancora troppo costose (49%).

Intanto il 56% degli intervistati dichiara di aver già ridotto il consumo di carne negli ultimi 5 anni o di aver intenzione di farlo (12%). Una parte significativa di intervistati esprime scetticismo sull’effettivo impatto del proprio consumo di carne: il 29% ritiene di consumarne già pochissima, mentre il 28% pensa che un cambiamento individuale non avrebbe effetti concreti.

Nonostante si fatichi a percepire l’impatto dei propri consumi, la consapevolezza c’è: il 67% dei rispondenti chiede etichette più chiare sull’impatto ambientale della carne e il 58% crede che “mangiare meno carne” sarà mainstream tra dieci anni.

Carne coltivata, cosa ne pensano i cittadini?

La salute – secondo l’indagine di Altroconsumo – resta il criterio principale con cui i consumatori valutano le novità alimentari. Il 46% degli intervistati dichiara di non fidarsi del consumo di carne coltivata e il 50% esprime timori legati a possibili rischi per la salute nel lungo periodo. Nonostante ciò, il 34% si dichiara disposto a introdurla nella propria alimentazione a patto che vengano dimostrati benefici per la salute, e quasi uno su tre tra gli scettici rivedrebbe la propria posizione alla luce di vantaggi concreti.

“Per rispondere alle preoccupazioni sulla sicurezza, è essenziale che la carne coltivata sia sottoposta a controlli rigorosi – spiega l’associazione. – La fiducia dei consumatori si concentra sugli enti pubblici, in particolare sull’EFSA e sulle autorità nazionali equivalenti. Se approvata dall’EFSA, il 50% degli intervistati in Belgio, Italia, Portogallo e Spagna si dichiara disposto a provarla, anche perché nessun novel food può essere commercializzato nell’Ue senza l’ok dell’EFSA e l’autorizzazione della Commissione”.

Anche il prezzo della carne coltivata è importante; infatti quasi la metà degli intervistati si aspetta un costo inferiore rispetto alla carne convenzionale, il 31% la includerebbe nella dieta solo a fronte di un prezzo competitivo, e il 54% ritiene che il successo dipenderà dalla sua accessibilità.

Oltre al costo, ci sono anche altri criteri che influenzano la scelta dei consumatori: quasi la metà degli intervistati accetterebbe la carne coltivata solo se paragonabile, per gusto e consistenza, a quella tradizionale. “Sul piano nutrizionale – osserva Altroconsumo – serve garantire un apporto simile a quello della carne convenzionale, ricca di ferro, vitamina B12, Omega-3 e altri nutrienti essenziali. Anche la trasparenza sulla composizione resta un requisito imprescindibile”.

La carne coltivata, inoltre, è percepita da metà degli intervistati come una soluzione a minore impatto ambientale, capace di ridurre emissioni e consumo di suolo, e di favorire il benessere animale. Tuttavia, l’altra metà ignora questi aspetti, segnalando la necessità di informazione più chiara e accessibile. L’inchiesta conferma che chi è più informato riconosce maggiormente i benefici climatici di questa alternativa, 61%, rispetto al 35% per chi non ne ha mai sentito parlare.

Questa carne è vista anche come un’opportunità per garantire l’accesso al cibo: per il 42% degli intervistati, potrebbe rendere accessibile carne di alta qualità a un numero più ampio di persone. Allo stesso tempo, l’introduzione in commercio della carne coltivata consentirebbe all’Europa di ridurre l’importazione di proteine destinate all’alimentazione animale, rendendola meno dipendente dall’estero: ne è convinto il 46% degli intervistati. Secondo gli intervistati, inoltre, l’Europa dovrebbe creare in modo proattivo un piano per strutturare la produzione e commercializzazione della carne coltivata: il 61% chiede regole pubbliche per evitare monopoli e garantire equità, mentre il 48% sollecita l’Europa a sostenere più attivamente le alternative sostenibili.

I consumatori, quindi, chiedono che, una volta sul mercato la carne coltivata sia: sicura per la salute, accessibile economicamente, ricca di nutrientisimile nel gusto alla carne tradizionale, sostenibile e promossa attraverso informazioni chiare e oneste, con il supporto di dati scientifici.

“I risultati che Altroconsumo ha raccolto in Italia, molto simili a quelli emersi nei Paesi che hanno partecipato all’indagine di Euroconsumers (Spagna, Portogallo e Belgio), ci dicono che i consumatori italiani ed europei sono aperti a considerare questi prodotti nuovi e rendere la propria alimentazione un po’ più sostenibile. Ancora una volta la società e le persone sembrano più avanti della politica e della legislazione – commenta Federico CavalloResponsabile Public Affairs & Media Relations Altroconsumo. – Una legge italiana, com’è l’attuale, appare chiaramente anacronistica e in controtendenza rispetto a quello che accade in altri Paesi“.

Le limitazioni imposte non fanno bene ai consumatori italiani, perché potrebbero escluderli sin d’ora dalla possibilità di avvantaggiarsi di uno sviluppo futuro di questo mercato e dalla libertà di scegliere questa opzione, se ritenuta valida, ad esempio perché considerata più sostenibile. Al contempo impediscono alle imprese di sviluppare soluzioni innovative con le quali potremmo invece crescere e competere, laddove altri lo faranno al posto nostro. L’Italia, sempre chiedendo il massimo rispetto dei criteri di sicurezza e trasparenza nella produzione e commercializzazione della carne coltivata, non dovrebbe chiamarsi fuori, ma svolgere un ruolo nel dibattito europeo sul tema, dando il contributo di cui è capace, anche riconsiderando le scelte frettolosamente prese a fine 2023”, conclude Cavallo.

 

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