Un miliardo e 800 milioni di persone nel 2025 vivranno in condizioni di assoluta scarsità d’acqua e due terzi del mondo si troverà in uno stato di stress idrico e siccità. I dati dell’Onu, insieme all’impatto dei fenomeni di desertificazione sui movimenti delle persone, con milioni di sfollati interni, accompagnano la Giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità che si celebra il 17 giugno. Il focus individuato quest’anno è  Let’s grow the future together”, coltiviamo insieme il futuro.

Sotto i riflettori il processo di degradazione della terra causato dalle attività umane e dal cambiamento climatico, unito alla carenza di acqua e alla siccità. Povertà, instabilità politica, deforestazione, eccesso di pascolo e cattive pratiche di irrigazione possono minare la produttività della terra, spiegano le Nazioni Unite. La Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione è stata indetta per ricordare l’adozione a Parigi il 17 giugno 1994 della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione – UNCCD, che quest’anno celebra il venticinquesimo anniversario della firma. La Giornata è l’occasione per analizzare le azioni promosse nell’ambito della Convenzione e valorizzare i progressi raggiunti dai 197 paesi che l’hanno ratificata nel campo della gestione sostenibile del territorio e del suolo, guardando ai prossimi 25 anni e all’obiettivo del raggiungimento della neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality ), target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dichiara infatti che “siamo determinati a proteggere il pianeta dal degrado, anche attraverso il consumo e la produzione sostenibili, gestendo in modo sostenibile le sue risorse naturali e intervenendo con urgenza sui cambiamenti climatici, in modo da supportare i bisogni del presente e generazioni future”. L’obiettivo 15 stabilisce dunque la volontà di arrestare e invertire il degrado del suolo.

I dati delle Nazioni Unite dicono che entro il 2025, un miliardo e 800 milioni di persone vivranno in condizioni di assoluta scarsità d’acqua e 2/3 del mondo vivranno in condizioni di siccità. Entro il 2045 circa 135 milioni di persone potrebbero essere costrette a sfollare a causa della desertificazione. E per quanto riguarda l’impatto sul clima, l’Onu stima che ripristinare il suolo degli ecosistemi degradati potrebbe aiutare a immagazzinare fino a 3 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno. La riabilitazione e la gestione sostenibile del suolo, il cui sfruttamento è responsabile per il 25% delle emissioni globali totali, sono dunque fondamentali per combattere il cambiamento climatico.

La buona salute del territorio e degli ecosistemi sono fondamentali per ridurre la povertà, assicurare acqua e cibo a tutti, contribuire a mitigare il cambiamento climatico. Il processo di desertificazione interessa anche l’Italia. Secondo dati recenti citati dal WWF, oggi circa un quinto del territorio nazionale viene ritenuto a rischio desertificazione. Quasi il 21% del territorio del quale almeno il 41% si trova nelle regioni dell’Italia meridionale, come Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia, ma sono coinvolte anche aree in altre regioni come l’Emilia-Romagna, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo. Secondo gli scenari del cambiamento climatico realizzati dagli specialisti e in particolare dal Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici, entro fine secolo le previsioni potrebbero prevedere incrementi di temperature tra i 3 e i 6 °C e portare all’estremizzazione degli eventi meteo, compresa la riduzione delle piogge.


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