Mensa scolastica, Cittadinanzattiva: diventi un servizio pubblico essenziale (Foto Yan Krukau per Pexels)

Una mensa scolastica non è solo il momento in cui si “eroga” un pasto ai bambini. È un luogo e un tempo importante perché fondamentale nella lotta alla povertà educativa e a quella alimentare. Questi sono fenomeni collegati “se si considera – spiega Cittadinanzattiva – che la disponibilità di mense è la premessa per la erogazione del tempo pieno, dell’apertura delle scuole di pomeriggio e per la realizzazione delle molteplici attività integrative”.

La mensa scolastica è dunque una “conquista irrinunciabile”. E l’associazione propone di riconoscerla come “servizio pubblico essenziale”. Tanto più importante specialmente per le fasce meno abbienti della popolazione.

Ma la mensa scolastica richiede “un costante e attento intervento sia rispetto alla qualità dei cibi sia in relazione alle tariffe, spesso troppo elevate e troppo eterogenee da territorio a territorio”.

 

Fonte Cittadinanzattiva

 

Mensa scolastica, grande varietà di tariffe

A fare il punto è proprio Cittadinanzattiva con la sua VII Indagine sulle mense scolastiche, nella quale l’associazione ha preso in esame le tariffe dei capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. Quanto costa dunque la mensa scolastica?

In media, 84 euro al mese nell’anno scolastico in corso per la mensa di un bambino iscritto alla scuola dell’infanzia, pari a 4,20 euro a pasto. E 85 euro al mese per chi è iscritto alla primaria, con una media di 4,26 euro a pasto. Ma le regioni e le città hanno una grande variabilità di tariffe fra loro. Accade dunque che la regione più costosa sia la Basilicata con 109 euro mensili mentre quella più economica la Sardegna (61 euro al mese nell’infanzia e 65 euro per la primaria).

A livello di città, quelle più care per le tariffe della mensa scolastica dell’infanzia sono Torino, Modena, Trapani e Livorno; le più economiche sono Barletta, Cagliari, Ragusa e Enna.

Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola. Le tariffe della mensa scolastica aumentano in media di oltre il 3% rispetto all’indagine precedente ma con forti variazioni a livello regionale. In Calabria ad esempoio l’aumento è di oltre il 26%, in Umbra c’è invece un calo del 9%.

“La mensa scolastica diventi servizio pubblico essenziale”

«Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta – spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva – Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno».

L’associazione considera inoltre prioritario che la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza avvii un’indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi su aspetti quali qualità e costo delle derrate alimentari, filiera di approvvigionamento, rispetto dei menù, ruolo delle Commissioni Mensa, fasce di agevolazione nelle tariffe, monitoraggio dei programmi pubblici su mense bio e frutta e verdura a scuola e progetti di educazione alimentare.

 

Mense scolastiche, Save The Children: pochi i bambini che hanno accesso al servizio
Mense scolastiche, Save The Children: pochi i bambini che hanno accesso al servizio (foto Pixabay)

 

Locale mensa solo per un terzo degli edifici scolastici

C’è poi da considerare un altro dato. Su oltre 40 mila edifici scolastici solo un terzo (13.533 su 40160) è dotato di locale per la mensa. O per meglio dire, spiega Cittadinanzattiva, di un “ambito funzionale alla mensa”, come viene definito nell’Open Data del Ministero dell’Istruzione.

Le mense esistenti non sono però distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale.

Nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (22%, 21% nelle Isole) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. Al Centro e al Nord sono rispettivamente il 41% e 43% gli edifici dotati di mensa scolastica. La regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti le mense in un edificio su quattro.

Ristorazione scolastica, che fare?

Da Cittadinanzattiva arrivano una serie di richieste per agire sulla ristorazione scolastica e migliorare il servizio mensa. Oltre alla richiesta di un’indagine conoscitiva a cura della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, Cittadinanzattiva propone di “riconoscere le mense scolastiche come servizio pubblico essenziale” e nel frattempo “impedire qualsiasi forma di esclusione dai bambini le cui famiglie siano in condizioni di povertà; contrastare i casi di morosità ingiustificata; uniformare le tariffe minime e massime, almeno per aree territoriali del Paese (Nord, Centro e Sud”.

Serve un piano quinquennale post PNRR per costruire nuove mense e garantire il tempo pieno a partire dalla scuola primaria e nelle aree del Sud, in quelle interne e ultra-periferiche. L’associazione chiede inoltre di favorire la diffusione delle commissioni mensa (con la presenza di almeno un genitore di bambini che usano dieta speciale), far diventare gli studenti protagonisti dell’educazione alimentare ed eliminare il cibo spazzatura dai distributori automatici nelle scuole.


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