Obesità, Feel Good: per i ragazzi è utile parlarne nelle scuole, mentre gli adulti ne sanno poco (Foto credit Cittadinanzattiva)

Prevenire e contrastare l’obesità si può. A partire dalla consapevolezza di studenti e adulti. E se fra gli studenti c’è sicuramente attenzione e interesse alla possibilità di occuparsi di obesità a scuola, la prevenzione diventa certo più difficile se si considera che il 29% degli adulti ammette di avere poca o nessuna conoscenza su temi quali sovrappeso, obesità e rischi correlati.

È insomma giusto, urgente e doveroso parlare di obesità perché in molti non conoscono cause e rischi, anche se c’è una generale consapevolezza dello stigma ancora correlato all’obesità: l’87,6% delle persone riconosce che chi soffre di obesità subisce spesso discriminazioni negli ambienti quotidiani di vita, scuola o lavoro, l’81% riconosce che sono più soggette a pregiudizio sociale.

Sono alcuni dei dati che vengono dall’indagine nelle scuole e nelle farmacie condotta da Cittadinanzattiva e Federfarma nell’ambito di “Feel Good”, la campagna nata con l’obiettivo di aumentare l’informazione e la sensibilizzazione sul tema dell’obesità, presentati questa mattina a Roma.

Il progetto Feel Good

Il progetto si è svolto in 5 istituti superiori di secondo grado e 105 farmacie in Piemonte, Lazio e Sicilia.

Oltre allo studio nelle scuole, le altre attività della campagna comprendono un percorso informativo-formativo interattivo on line, realizzato nelle scuole partecipanti da esperti su tre tematiche specifiche (benessere fisico e psichico, promuovere la body positivity, riconoscere e affrontare fenomeni di body shaming nella vita quotidiana e online); la realizzazione di corner informativi, con i ragazzi nel ruolo di “informatori di salute” sui temi della campagna; la formazione su fattori di rischio e stili di vita, con il coinvolgimento di genitori e docenti per il ruolo di prevenzione e sostegno alla cura; la somministrazione, nelle farmacie aderenti, di un questionario per rilevare il grado di consapevolezza e percezione dei fattori di rischio ed interventi personalizzati di educazione sanitaria.

Parlare di obesità a scuola

Secondo l’indagine di Feel Good, il 93,1% delle ragazze e dei ragazzi intervistati nelle scuole ritiene sia utile parlare di obesità e sovrappeso patologico e al 59,4% di loro piacerebbe partecipare ad un progetto dedicato a questi temi.

Il 67,8% riconosce che i ragazzi e le ragazze affette da obesità hanno più difficoltà ad inserirsi in un gruppo, e ancora il 91,3% dichiara che sono anche più soggetti ad atti di bullismo.

Come evidenzia Cittadinanzattiva, sette studenti su dieci affermano che l’obesità può influenzare la qualità della vita e circa la metà la considera “una patologia in grado di determinare una situazione di malattia”.

Quasi due su cinque (38,9%) affermano che sia un disturbo alimentare. Il 54,5% sostiene che in Italia l’obesità sia un fenomeno preoccupante soprattutto tra i bambini e al sud, mentre per il 68,4% non esiste un’unica causa che determina l’obesità, ma più cause legate tra loro (predisposizione genetica, cause ambientali, patologie, farmaci).

Fra la popolazione adulta, invece, un numero significativo di persone (29%) ammette di avere poca o nessuna conoscenza riguardo al tema del sovrappeso e dell’obesità. Più della metà degli intervistati riconosce l’importanza dei fattori genetici o della predisposizione familiare, mentre i fattori psicologici e le condizioni socioeconomiche non sono percepiti da molti come una causa significativa.

 

Obesità, ne soffre 1 miliardo di persone al mondo. Fra i bambini è quadruplicata (Foto di Photo Mix da Pixabay)

 

Contrastare l’obesità

«L’obesità – dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – è una patologia dalle forti implicazioni sociali, oltre che impattante per i costi sanitari, individuali e collettivi. Secondo i dati 2022 dell’Istituto Superiore di Sanità, il 18% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni è in sovrappeso, e il 4% risulta obeso; come evidenziato dai risultati della campagna Feel Good c’è molto da investire, soprattutto nella popolazione giovanile, anche in termini di educazione sanitaria, per rimuovere barriere di carattere soggettivo che frenano ancora troppe persone nel considerare la gravità delle conseguenze cui si può andare incontro. Per farlo, la scuola e anche i social media possono essere il contesto privilegiato per i ragazzi e le ragazze. Accanto a questo elemento, è imprescindibile che le istituzioni sanitarie del nostro Paese investano per favorire i percorsi di diagnosi e cura per chi ne è affetto. Come? Innanzitutto riconoscendo l’obesità nei Lea e rafforzando centri ed equipe specializzate ed integrate che ad oggi sono insufficienti e presenti in maniera non uniforme sul territorio nazionale».

In un contesto caratterizzato ormai da una “pandemia dell’obesità” sono diverse le priorità che Cittadinanzattiva individua come essenziali per contrastare questo fenomeno.

Fra queste, il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica e il suo inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), insieme al rafforzamento della rete di servizi a livello territoriale, a partire da medici di base e pediatri, per rispondere ai bisogno delle persone con obesità. Ancora: la mitigazione delle disuguaglianze economiche e sociali che ostacolano l’accesso a un’alimentazione sana e all’attività sportiva, il contrasto allo stigma sociale, la realizzazione di una campagna istituzionale di informazione sull’obesità che raggiunga bambini, adolescenti e genitori.


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