Sono 5 milioni e 26mila i cittadini di origine straniera nel nostro Paese nel 2015, mentre sono 5 milioni e 200mila gli italiani che, in base ai dati delle anagrafi consolari, risiedono all’estero. È quanto emerge dai dati Istat citati nel Dossier Statistico Immigrazione 2016, realizzato dal Centro studi Idos e dalla rivista Confronti, in collaborazione con l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e presentato ieri a Roma. A questi dati si aggiunge la stima di coloro che non hanno preso la residenza in Italia, ma che sono in possesso del permesso di soggiorno.

Iin base a questo fattore il numero cresce a 5 milioni e mezzo, a cui si aggiungono 1.150.000 cittadini che hanno già acquisito la cittadinanza italiana. Ogni anno l’isituto di ricerca fornisce un utile strumento per analizzare e comprendere il fenomeno migratorio nel nostro Paese e le diverse tematiche ad esso relative.

Ugo Melchionda, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, è entrato nel merito dei dati raccolti nel volume, proponendo per la loro lettura una triplice griglia: accoglienza, integrazione, nuova cittadinanza. Per l’accoglienza ci si può ispirare ad esempi positivi, che vengono praticati da diversi paesi: un esempio è dato dallo Sprar in Italia; per l’integrazione va fatto riferimento a vari ambiti, quali demografia, occupazione, scuola; per la nuova cittadinanza, bisogna tenere conto degli aspetti positivi che possono derivare dalla comune collaborazione.

Durante la presentazione è stato dato largo spazio alle riflessioni sul ruolo dell’opinione pubblica, alla luce del fatto che spesso l’informazione viene alterata attraverso “l’uso di dati infondati o parziali e argomentazioni velleitarie, che si ispirano a una sindrome da invasione e a uno spirito xenofobo”.

Paolo Naso, intervenuto in rappresentanza della Tavola Valdese, ha sottolineato la persistenza di chiusure, che hanno influito anche sulla soppressione di alcuni centri religiosi senza tener conto della loro importante funzione per l’aggregazione e l’integrazione. “Tuttavia, anche in questo contesto è sempre possibile, oltre che necessario, incamminarsi concretamente per sentieri di apertura. Ne son un esempio i corridoi umanitari realizzati dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità di S. Egidio, che sarebbe opportuno rendere strutturali”.

L’indicazione è stata ripresa dal Sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, per il quale invocare continuamente lo stato di emergenza, con i relativi inconvenienti operativi, significa non rendersi conto che l’immigrazione, anche negli esodi non programmati, è un fenomeno strutturale destinato ad accompagnarci in futuro, per questo “per farne capire la portata è indispensabile potenziare l’informazione rivolta ai cittadini, spinti dalla convinzione che solo così si potranno trovare soluzioni di sistema”.

Il Sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, premessa l’utilità di una raccolta completa, rigorosa e “non fredda” dei dati statistici sull’immigrazione, quale quella realizzata anche in questa edizione del Dossier, ha sottolineato da un lato l’imponente numero rappresentato dai 65 milioni di migranti forzati e, dall’altro, gli indicatori di integrazione degli immigrati in Italia a livello di lavoro dipendente, di imprenditorialità, di contributo al sistema previdenziale e, più recentemente, anche nell’ambito del servizio civile, salvo restando che gli sforzi dell’Italia vanno integrati con un maggiore coinvolgimento dell’Unione Europea.

Sull’imprenditorialità si è soffermata anche l’avvocato Lifang Dong, di origine cinese, che “si sente perfettamente a suo agio come cittadina italiana”, e opera come “mediatrice imprenditoriale” a favore delle aziende italiane che intendono investire in Cina e di quelle cinesi che vogliono investire in Italia. Dalla sua esperienza ha tratto la conclusione che serve più ottimismo, spinti dalla convinzione che anche le differenze devono essere valorizzate.

Il vescovo ausiliare di Roma, mons. Lorenzo Leuzzi, ha insistito sulla necessità di passare dalla teologia del nomadismo alla teologia dello sviluppo, al fine di riuscire a cogliere la sostanza del momento che stiamo vivendo. Nel primo caso si rischia di accreditare il pericolo di invasione, nel secondo caso si può rispondere agli interrogativi del mondo globalizzato, perché con una seria strategia di sviluppo si possono offrire valide prospettive di partecipazione, liberando le migrazioni dallo sfruttamento di carattere economico e politico.

Infine, i coordinatori dell’incontro, Claudio Paravati per la rivista interreligiosa Confronti e Franco Pittau per il Centro Studi e Ricerche Idos, hanno assicurato che, con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese cercheranno anche quest’anno di realizzare almeno 200 presentazioni del Dossier Statistico Immigrazione, facendo sì, attraverso le iniziative di sensibilizzazione, che la dimensione strutturale delle migrazioni possa essere sempre più interiorizzata dai cittadini.


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