Pagamenti digitali, la guida di Altroconsumo su App, carte virtuali e sicurezza
Applicazioni, carte virtuali, modalità di pagamento NFC e Qrcode, Altroconsumo realizza una guida sui pagamenti digitali e sulle misure di sicurezza da osservare
L’emergenza Coronavirus ha causato un forte impatto sulle abitudini e sui comportamenti dei consumatori. Uno dei settori che si è sviluppato maggiormente in questo periodo è quello dei pagamenti digitali, che permettono di non entrare a contatto con banconote e monete, agevolando i cittadini in un momento in cui il timore del contagio è ancora molto elevato.
A questo proposito Altroconsumo ha realizzato una guida sulle diverse carte virtuali disponibili e le modalità di pagamento applicabili, con i consigli sulle misure di sicurezza da osservare quando si utilizza questo genere di pagamenti.
Pagamenti digitali, le carte virtuali Apple, Samsung e Google Pay
Per pagare con le applicazioni Apple, Samsung e Google Pay si usano le carte di credito, di debito o prepagate emesse dalle banche o dagli istituti di pagamento. Solo che si tratta di carte virtuali o dematerializzate inserite in un borsellino elettronico da usare per gli acquisti online o in negozio. Altroconsumo invita a prestare particolare attenzione perché non tutte le carte sono utilizzabili e non tutti gli smartphone vanno bene.
Le app per pagare con lo smartphone
Satispay, Hype, N26, Revolut e Ovalpay sono applicazioni che permettono di pagare nei negozi con carte e conti propri (sempre dematerializzati) usando circuiti alternativi di pagamento o i tradizionali circuiti delle carte. Altroconsumo spiega che, al momento, solo Satispay usa per i pagamenti un sistema proprio, diverso dai circuiti internazionali, e quindi permette un risparmio delle commissioni per gli esercenti.
Come funzionano?
In molti casi alla base c’è il sistema peer to peer, cioè lo scambio diretto di denaro tra utenti. In pratica, spiega l’Associazione, è come fare un bonifico oppure un accredito verso il conto di moneta elettronica del commerciante. In negozio nella maggioranza dei casi si usa la tecnologia Qrcode, cioè la lettura di un codice attraverso lo smartphone sulla cassa o sul device dell’esercente.
Oltre ai vantaggi per il cliente, e a quelli per i commercianti che con questo sistema possono eliminare i costi per le commissioni dei pagamenti elettronici, in alcuni casi c’è anche il cashback, che consente agli utenti di avere sconti o accesso a promozioni dedicate nei negozi che accettano questo tipo di pagamento. Al momento sono pochi gli esercizi commerciali che utilizzano queste applicazioni e sono soprattutto concentrati in alcune grandi città, come Milano.
NFC e Qrcode: due modalità di pagamento
Per i pagamenti con le applicazioni si possono usare due diverse modalità, spiega Altroconsumo.
Tecnologia NFC significa “near field communication” ovvero “comunicazione a stretto raggio”. Questa tecnologia permette a due device di connettersi tra di loro attraverso un sistema wireless, per scambiarsi dati anche complessi semplicemente toccandosi, o trovandosi a una distanza molto ridotta l’uno dall’altro.
È quello che succede quando si avvicina lo smartphone al lettore di carte POS, c’è uno scambio di informazioni tra smartphone e pos. Perché avvenga la comunicazione, la distanza dello smartphone dal POS deve essere inferiore ai 4 centimetri. Tutti i pagamenti contactless con smartphone usano la comunicazione NFC.
Tecnologia Qrcode
In questo caso il pagamento avviene quando lo smartphone con la sua telecamera inquadra il QRcode generato dalla cassa o dal cellulare dell’esercente. Si basano su QRcode Satispay e Bancomat Pay. Il QRcode è uno speciale codice che contiene del testo e, nella pratica, è un quadrato composto da quadratini bianchi e neri disposti in modo differente, a seconda delle informazioni che contiene.
Pagamenti digitali e misure di sicurezza
Prima regola: bloccare l’app di pagamento in caso di smarrimento del cellulare.
Secondo una ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, di cui Altroconsumo riporta alcuni dati, le persone sono molto più attente al loro cellulare che ad altri documenti o al portafogli. La ricerca dice che il tempo medio che si impiega per accorgersi dello smarrimento è rispettivamente di 15 minuti per il telefono e 2 ore per il portafogli. Questo riduce notevolmente la possibilità per il ladro di fare acquisti fraudolenti con lo smartphone su cui sia presente un’applicazione per pagare. Altronsumo raccomanda, dunque, di bloccare il cellulare, anche da remoto, e l’applicazione di pagamento con la propria banca.
La Direttiva sui servizi di pagamento
Ricorda inoltre che, indipendentemente dal mezzo usato per il pagamento, valgono le regole della direttiva sui servizi di pagamento recepita dal testo unico bancario e dal dlgs 11/2010.
Quindi in caso di utilizzo fraudolento dello strumento di pagamento da parte di terzi, dopo il blocco, il titolare non risponde di nulla, mentre prima del blocco la sua responsabilità è di massimo 50 euro. Questo vale anche se si dovesse perdere o venisse rubato lo smartphone su cui è stata dematerializzata la carta o scaricata un’applicazione di pagamento.
La procedura da seguire in caso di problemi è un reclamo scritto alla banca o all’istituto di pagamento, che dovrà rispondere entro 30 giorni dal ricevimento (termine oggi sospeso fino a nuovo ordine a causa dell’emergenza coronavirus). Se la risposta non arriva o ne arriva una non soddisfacente si può fare ricorso all’Arbitro bancario e finanziario.