La Sanità ai tempi del Covid19, verso un nuovo federalismo?
Il federalismo sanitario, in un momento di emergenza come dell’epidemia del Coronavirus, è un modello che funziona o occorre ripensare il SSN?
Pronti, si parte! Dal 3 giugno si sono aperte le “frontiere” regionali e siamo così entrati a pieno nella fase 2 dell’emergenza sanitaria che ci accompagna da mesi e che, stando ai richiami degli scienziati, continuerà ancora per molto. Potremo viaggiare indisturbati per tutto il territorio nazionale ed europeo senza autocertificazioni collegate a ragioni di comprovata necessità per gli spostamenti. Un liberi tutti insomma, nel rispetto di tutte le misure sanitarie e di distanziamento sociale previste dal Governo per tutelare la nostra salute.
Eppure abbiamo la percezione che il virus sia mutato, più innocuo e migrato verso altri lidi, dandoci la possibilità di ritornare alla nostra vita di sempre, tra cene, aperitivi, viaggi, lavoro in presenza e tanto altro. I dati del Ministero della salute sembrano essere incoraggianti sebbene il traguardo “zero contagi” sia ancora lontano e in diverse regioni c’è ancora qualche focolaio. A oggi diverse sono le sperimentazioni cliniche sui medicinali per pazienti con COVID-19 valutate dall’AIFA – Agenzia italiana del farmaco- ma siamo ancora lontani da un vaccino che possa curarci o prevenire il COVID-19.
Il federalismo sanitario funziona?
Si possono considerare appropriate le misure del Governo per “una libera circolazione”? Come stanno reagendo le Regioni? E soprattutto, durante l’emergenza ha funzionato il federalismo sanitario? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che è necessario porsi per poter fare una analisi di quello che è avvenuto e valutare come è stato gestito, con una visione più ampia che guardi al futuro di un Servizio Sanitario Nazionale più a misura di cittadino.
A tale proposito, Cittadinanzattiva, da più di 40 anni in prima linea nella tutela della salute dei cittadini, ritiene che il federalismo sanitario, in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo, sia un modello che non funziona, e che nella attuale situazione emergenziale, sarebbe alquanto difficile riuscire a organizzare al meglio le cose a livello regionale.
Finora, per far fronte a questa “guerra sanitaria”, dal livello centrale sono state fornite delle linee di indirizzo che poi le singole Regioni hanno declinato al loro interno con dei provvedimenti specifici. Ciò in conformità alla previsione costituzionale di autonomia regionale, che di fatto ha portato a una frammentazione e disomogeneità organizzativa e decisionale sui territori nelle azioni in risposta alla pandemia.
Sulla condizione di frammentazione e difformità territoriali in cui a Regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all’avanguardia se ne affiancano altre in cui si fa fatica a garantire anche solo i Livelli Essenziali di Assistenza, in violazione degli articoli 32 e 118 della Costituzione, era intervenuta Cittadinanzattiva con la campagna #diffondisalute, con l’intendo di evidenziare il tema delle disuguaglianze sempre più tangibili e proporre una riforma costituzionale per integrare l’art.117 della Costituzione, nella parte relativa alle materie di legislazione concorrente: “tutela della salute nel rispetto del diritto dell’individuo ed in coerenza con il principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 Cost“.
Ripensare il SSN
L’emergenza può essere una “opportunità” per ripensare il nostro Servizio Sanitario Nazionale? “Tornare al centralismo in sanità non è una buona idea” piuttosto andrebbe rafforzato un coordinamento centrale per realizzare un federalismo che sia solidale fra i territori perché per come è strutturato in questo momento il federalismo crea disuguaglianze, discriminazioni e lascia intatti i problemi delle Regioni con una scarsa capacità manageriale”.
Queste le dichiarazioni di Francesca Moccia, vice segretario generale di Cittadinanzattiva e membro del Forum Disuguaglianze e Diversità, rilasciate a una intervista sul settimanale l’Espresso. Ora che i riflettori si sono riaccesi sulla sanità abbiamo una preziosa occasione che non dobbiamo assolutamente sprecare anche in considerazione degli investimenti già stanziati.
Continua Moccia, “Adesso che i soldi ci sono abbiamo il fondato timore che vengano spesi male”, ecco perché Cittadinanzattiva vigilerà su questo fenomeno, dando un nuovo impulso al nostro Osservatorio sul federalismo in Sanità, sorvegliando sui risultati LEA e controllando se e come questi soldi saranno spesi sui territori e in quale misura andranno a beneficio dei cittadini”. Se si vuole davvero invertire la rotta e ripensare a una Sanità più efficiente che sia realmente a misura dei cittadini, “l’unica strada possibile è coinvolgere la società civile nella creazione di un piano condiviso che risponda alle reali esigenze locali dei cittadini”.