Foie gras, cittadini europei contrari all'alimentazione forzata (Foto Pixabay)

Foie gras sotto i riflettori degli animalisti, che chiedono all’Italia di sostenere il divieto dell’alimentazione forzata a livello europeo.

Nel contesto di un mondo sempre più sensibile al benessere animale, sono interessanti i risultati di un recente sondaggio condotto dall’Institut français d’opinion publique. Il 74% dei cittadini francesi intervistati ha espresso la convinzione che pratiche come l’alimentazione forzata non siano accettabili. Questo dato, pubblicato a gennaio 2024, evidenzia un aumento del 3% rispetto al 2022, segnalando un crescente rifiuto di una pratica che viene giudicata eticamente discutibile.

Nonostante lo slancio etico, la Francia rimane al centro di una controversia in quanto si classifica come il principale produttore e consumatore mondiale di foie gras, un prodotto ottenuto tramite l’alimentazione forzata delle oche e delle anatre per ingrassarne il fegato. Con circa 18 mila tonnellate di foie gras consumate ogni anno, il paradosso tra la percezione pubblica e le pratiche effettive di produzione è evidente.

La crescente opposizione dei francesi all’alimentazione forzata riflette un cambiamento culturale in atto. L’aumento della consapevolezza sul trattamento degli animali negli allevamenti intensivi spinge a interrogarsi sulle implicazioni etiche dei metodi di produzione alimentare. Questo cambiamento è sostenuto da una crescente sensibilizzazione attraverso campagne di informazione, attivismo e diffusione di immagini e testimonianze sugli effetti dannosi dell’alimentazione forzata sugli animali.

Il fois gras in Europa e il benessere animale secondo gli europei

La Francia comunque non è l’unico paese europeo a esprimere disapprovazione verso questa pratica. Uno studio condotto da Doxa ha rivelato che anche in Spagna (82%), Belgio (70%) e Italia (74%) la maggior parte degli intervistati si oppone all’alimentazione forzata. Tuttavia, sorprendentemente, questa pratica rimane legalmente ammessa all’interno dell’Unione europea, sollevando interrogativi sulla coerenza tra le opinioni pubbliche e le politiche normative.

I risultati dell’Eurobarometro della Commissione europea del 2023 mostrano inoltre che un’ampia maggioranza di cittadini europei (84%) e italiani (88%) desidera che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia maggiormente tutelato. In Italia il consumo di foie gras è tra i più bassi al mondo, pari ad appena l’1% del consumo in Francia. Pur essendo vietata la produzione di foie gras ottenuto tramite alimentazione forzata dal 2007, nel nostro Paese questo prodotto continua a essere venduto in alcune gastronomie, nei ristoranti e online.

La questione dell’alimentazione forzata va oltre la sfera etica ed emotiva, coinvolgendo anche considerazioni economiche e culturali. Per molti, il foie gras rappresenta un’icona della cucina francese, una tradizione culinaria radicata nella storia e nella cultura del paese. La sua produzione e il suo consumo sono strettamente legati all’economia locale, creando un dibattito sulla sostenibilità delle tradizioni culturali. Alla luce delle evidenze scientifiche e delle immagini pubblicate, Animal Equality ha chiesto al governo italiano di supportare con forza la richiesta di un divieto europeo dell’alimentazione forzata in tutte le sedi necessarie per porre fine a questa pratica crudele.

“La volontà dei cittadini europei è chiara: l’alimentazione forzata va fermata e le migliaia di animali sfruttati per produrre il foie gras devono essere preservati da questa pratica crudele e vergognosa che oggi non può più essere consentita. Il governo italiano non si volti dall’altra parte ma scelga di fare la sua parte per gli animali” dice Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa.

La Francia si trova così di fronte a una sfida cruciale: bilanciare la preservazione delle tradizioni culinarie con il rispetto del benessere animale e l’etica alimentare. Mentre la maggioranza dei cittadini esprime chiaramente il suo rifiuto verso l’alimentazione forzata, la strada verso un cambiamento significativo potrebbe richiedere un impegno coordinato tra il governo, l’industria alimentare e la società civile.


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