Al via la Cop28, Kyoto Club: il mondo Oil&Gas sostenga la decarbonizzazione

Al via la Cop28, Kyoto Club: il mondo Oil&Gas sostenga la decarbonizzazione (Foto di Darwin Laganzon da Pixabay)

Da oggi al al 12 dicembre i leader mondiali si riuniscono a Dubai, negli Emirati arabi uniti, per il vertice mondiale sul clima, che darà il via alla 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La COP28 riunirà, quindi, le parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), tra cui l’UE e tutti gli Stati membri dell’UE.

Quest’anno, dunque, gli Emirati arabi uniti detengono la presidenza della COP 28. E sono quattro – si legge in una nota del Consiglio Ue – i settori su cui si concentra il piano d’azione della presidenza per realizzare i pilastri dell’accordo di Parigi: “accelerare la transizione energetica, definire i finanziamenti per il clima, mettere la natura, le persone, la vita e i mezzi di sussistenza al centro dell’azione per il clima, porre alla base di tutte le iniziative la piena inclusività“.

Oggi, intanto – secondo quanto si apprende – “gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a stanziare 100 milioni di dollari per il Fondo per le perdite e i danni (Loss and Damage)”.

 

 

Kyoto Club presente alla Cop28

L’associazione Kyoto Club sarà presente alla Cop28 di Dubai con una propria delegazione.

“La conferenza mondiale sul clima, Cop28, si apre a Dubai negli Emirati Arabi, grandi produttori di petrolio e gas. Sembrerebbe una contraddizione, tanto più che, secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla BBC, gli Emirati si preparerebbero a trattare di affari con una quindicina di paesi”, afferma Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club.

“A maggior ragione è significativa, e in qualche modo stupefacente considerando il passato dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la dichiarazione del suo direttore esecutivo, Fatih Birol, secondo cui ‘l’industria del petrolio e del gas affronterà il momento della verità alla Cop28, dovendo scegliere se continuare ad alimentare la crisi climatica o essere un attore del passaggio all’energia pulita’”.

“Per svolgere appieno il proprio ruolo nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi – prosegue Silvestrini – la IEA ha affermato che entro il 2030, il 50% degli investimenti dovrebbe essere destinato all’energia pulita. Un messaggio che cadrà nel vuoto, o che verrà raccolto da qualche paese o multinazionale del mondo Oil&Gas? La risposta a questa domanda ci segnalerà se da questa conferenza prenderà le mosse una (certo improbabile) inversione delle politiche dei grandi produttori”.

Da ActionAid 5 parametri per la giustizia climatica

Anche ActionAid è presente alla COP28 e ha definito cinque parametri di riferimento per la giustizia climatica, necessari per affrontare il problema delle perdite e dei danni subiti dalle comunità più esposte e il tema della giustizia climatica.

“I leader – afferma l’organizzazione – devono concordare e stanziare fondi per il nuovo Fondo per le perdite e i danni (Loss and Damage), in modo che le comunità in prima linea nella crisi climatica possano ricostruire e riprendersi dopo i disastri climatici”.

ActionAid ribadisce, inoltre, che “i combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica che il mondo sta affrontando, eppure un rapporto delle Nazioni Unite mostra che i petrostati del mondo sono in procinto di aumentare la produzione. La COP28 deve decidere di eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo equo, pienamente finanziato e tale da consentire una giusta transizione”.

“Le finanze del mondo stanno andando nella direzione sbagliata – afferma ancora l’organizzazione – ed è necessario un cambiamento per smettere di fare danni e costruire un futuro più sostenibile. Il rapporto di ActionAid “How the Finance Flows” (settembre 2023) ha rilevato che nei 7 anni successivi alla firma dell’Accordo di Parigi, le banche del Nord globale hanno finanziato l’industria dei combustibili fossili nel Sud globale per un ammontare di 3.200 miliardi di dollari. I negoziati sull’articolo 2.1c devono compiere progressi reali nel rimodellare i flussi finanziari che continuano ad alimentare la crisi climatica”.

Il quarto parametro per la giustizia climatica individuato da ActionAid riguarda “il Global Stocktake (GST), che deve sfociare in un’analisi franca e in un vero e proprio incremento dell’azione per il clima dove è più necessario, mettendo i maggiori inquinatori al centro dell’attenzione”.

Infine l’organizzazione ricorda che “purtroppo, nei 7 anni successivi alla firma dell’Accordo di Parigi, le banche del Nord globale hanno finanziato l’agricoltura industriale dannosa del Sud globale per un ammontare di 370 miliardi di dollari, secondo quando evidenziato da ActionAid nella ricerca “How the Finance Flows”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)