
Ddl su danneggiamento beni culturali, Amnesty Italia preoccupata per il diritto di protesta (Foto: campagna "Proteggo la protesta" di Amnesty International Italia)
Ddl su danneggiamento beni culturali, Amnesty Italia preoccupata per il diritto di protesta
Il Senato ha approvato il disegno di legge in materia di Danneggiamento beni culturali e artistici. Amnesty Italia: “Chiaro intento di criminalizzare l’attivismo ambientalista”
Amnesty International Italia interviene in merito all’approvazione da parte del Senato del disegno di legge in materia di Danneggiamento beni culturali e artistici, dal titolo “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 635 e 639 del codice penale“.
L’Organizzazione solleva, infatti, la presenza di criticità nel testo di legge proposto, in relazione alle garanzie di libertà di assemblea e protesta assicurate dall’ordinamento italiano e tutelate dagli strumenti internazionali, regionali ed europei di cui l’Italia è parte.
Danneggiamento beni culturali, le criticità sollevate da Amnesty
“Uno degli aspetti più preoccupanti – commenta Amnesty Italia – sta nel fatto che la proposta intende punire le stesse condotte già perseguite dal codice penale (art. 518-duodecies), aggravando ulteriormente l’impianto sanzionatorio“.
“Inoltre la proposta – prosegue – aggiunge una sanzione amministrativa alla pena detentiva già prevista dal codice penale, quando il deturpamento o l’imbrattamento sia commesso in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico. E si prevedono specifiche sanzioni – reclusione da uno a sei mesi o multa da 300 a 1.000 euro – per coloro che deturpano o imbrattano teche, custodie e altre strutture adibite all’esposizione, protezione e conservazione di beni culturali in qualsiasi luogo espositivo“.
“Queste norme – sottolinea Amnesty – hanno un chiaro effetto criminalizzante verso l’attivismo e verso coloro che compiono atti di disobbedienza civile come strumento di protesta individuale o in contesti collettivi”.
“Il governo aveva già intensificato la sua azione contro la protesta pacifica attraverso l’adozione, in procedura d’urgenza, del cosiddetto decreto anti-rave, diventata legge 199/2022 nel dicembre 2022, sollevando preoccupazioni in relazione alle possibili sproporzionate restrizioni al diritto alla libertà di assemblea pacifica. Preoccupa adesso la nuova proposta di legge che ha il chiaro intento di criminalizzare l’attivismo ambientalista e creare un effetto deterrente sulle proteste contro la crisi climatica e sulle persone che vogliono alzare la voce per la protezione del nostro ambiente”, ha dichiarato Mariapaola Boselli, ricercatrice dell’Ufficio campagne di Amnesty International Italia.
“Quando l’attivismo e la disobbedienza civile vengono criminalizzati, non solo si mettono a tacere i singoli, ma si delegittimano anche gruppi specifici di manifestanti e le cause per cui questi si attivano”, ha concluso Mariapaola Boselli.
Amnesty International Italia rilancia, quindi, la campagna globale Proteggo la protesta, volta a garantire il diritto di riunione pacifica, con la quale chiede “di modificare le legislazioni eccessivamente restrittive che limitano lo spazio civico, in particolare laddove queste potrebbero rischiare di limitare i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione”.
Ora il testo sarà trasmesso alla Camera dei Deputati e l’organizzazione per i diritti umani chiede al parlamento italiano “di non approvare definitivamente il testo della proposta”.
Il commento di Ultima Generazione
“Il Governo si affanna grottescamente a soffocare il grido di allarme dei propri concittadini, piuttosto che prodigarsi per porre un argine al surriscaldamento globale, eliminando miliardi di euro in sussidi pubblici ai combustibili fossili e riducendone al minimo l’uso, così come viene richiesto dalle più alte istituzioni mondiali”: così Ultima Generazione, a seguito dell’approvazione al Senato del disegno di legge sul danneggiamento dei beni culturali e artistici.
“Esiste una differenza sostanziale tra quello che si è consumato nel Senato della Repubblica italiana e le azioni di Ultima Generazione – afferma in una nota. – Da un lato, la criminale volontà di portare avanti gli interessi delle élite del fossile; la pervicace ostinazione nel rendere l’Italia un hub del gas; la consapevolezza di condannare così a una vita indegna e alla morte molti dei propri concittadini. E il malcelato piacere di punire in maniera esemplare chiunque osi dissentire. Dall’altro, il terrore del collasso climatico; la necessità di chiedere un intervento a chi, solo, detiene il potere di invertire la rotta. Ma soprattutto la tristezza e la rassegnazione di doverlo fare ricorrendo a metodi che non piacciono a nessuno, prima di tutto a coloro che li mettono in pratica, pur mantenendosi nell’alveo della nonviolenza“.

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