Aumenta il rischio di siccità nel nostro Paese così come cresce lo spreco d’acqua ad opera di cittadini e istituzioni. In occasione della Giornata dell’Acqua, Istat, World Resource Institute e Coldiretti fotografano una situazione allarmante sulla situazione idrica del nostro Paese. Secondo gli ultimi dati Istat la quantità d’acqua che è andata persa soddisferebbe le esigenze, in un anno di 10,4 milioni di persone. Nel 2015, infatti, il 38,2% di acqua potabile immessa nelle reti di distribuzione dei comuni italiani non è arrivata agli utenti finali con una perdita che ammonta a circa 50 metri cubi per ciascun chilometro.

acquaA ciò si aggiunge il fatto che gli italiani consumano molta acqua a livello domestico e questo secondo il World Resource Institute aumenta il rischio di siccità a 3,4 (in una scala che va dal 3 al 5). Il dato sul rischio idrico va considerato in rapporto a una serie di fattori come la variazione nel rinnovamento delle acque da un anno all’altro, la variazione stagionale dell’acqua a disposizione, il verificarsi di alluvioni e il grado di siccità. Non è una novità che il livello di fiumi e laghi si stia pericolosamente abbassando, come denuncia anche Coldiretti: dal Po al lago Maggiore (quest’ultimo a gennaio era al 17% della sua capacità), dal lago di Como (addirittura sceso al 12% della sua capacità) a quello di Garda.

Di fronte a un rischio di desertificazione così alto, che rischia di lasciarci senza acqua a sufficienza da usare nelle case, per irrigare i campi o nei processi produttivi industriali,  l’appello di molte associazioni, come Legambiente, oggi è rivolto a governo e cittadini. Al Governo l’associazione ambientalista chiede di intervenire per risolvere il problema della maladepurazione con la costruzione di una rete fognaria e di impianti di depurazione per un trattamento adeguato delle acque reflue. In Italia oggi il 25% della popolazione non è servita da impianti, secondo i dati raccolti nel 2016 con Goletta Verde. Su 265 campioni di acqua analizzati, nel 52% c’è un’elevata presenza di batteri specialmente in prossimità di foci, fossi e canali, per mancanza di depurazione o scarichi illegali. Almeno il 51,5% degli scarichi non viene trattato in maniera adeguata. Ma questo non basta. Serve intervenire anche sul piano dell’agricoltura, responsabile del 70% di tutto il consumo idrico. Ecco perché è necessaria la costruzione di nuovi invasi per le scorte riferite ai periodi di carenza pluviale; il controllo sulla concentrazione di sostanze chimiche nelle acque, la costruzione  di depuratori delle acque reflue e di loro canalizzazioni e la realizzazione di irrigazioni a goccia.

E i cittadini? Devono ripensare alle loro abitudini di consumo, evitando di tenere i rubinetti aperti mentre ci si lava i denti o si fa la barba; controllando e facendo riparare guarnizioni danneggiate in caso di perdite; lavando le verdure lasciandole a mollo, così da ridurre il numero di risciacqui sotto l’acqua corrente; preferendo la doccia al bagno; chiudendo la valvola centrale quando si parte per le vacanze.

 

di Ludovica Criscitiello


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