Mare malato: virus e batteri, microplastiche e Pfas dal Mediterraneo al Polo Nord (Foto Lucas Meneses per Pexels)

Il mare è malato per colpa degli esseri umani. E i segnali di questa sofferenza, frutto dell’inquinamento e della crisi climatica, ci sono ovunque, in oceani e mari, dal Mediterraneo al Polo Nord. Nel mare malato ci sono virus e batteri, ci sono microplastiche, Pfas e inquinanti.

I segni del mare malato

Il mare malato è stato al centro del recente convegno “Mare e Salute”, che si è svolto all’Istituto superiore di sanità con la partecipazione di istituzioni, enti di ricerca e terzo settore impegnati nella prevenzione sanitaria e nella protezione degli ambienti acquatici e marini.

«Il mare ha un ruolo centrale nell’equilibrio dell’ecosistema, che riguarda anche la nostra salute e il nostro benessere – ha dichiarato Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’Iss – ed è per questo stiamo cercando di mettere a sistema tutte le nostre conoscenze per valutare il suo stato di salute, secondo un approccio “one-water” for “one-health”.  L’impronta dell’attività umana è evidente in tutte le latitudini, come hanno dimostrato i primi viaggi compiuti in quattro oceani e dieci mari del pianeta, e lo è al punto che vi abbiamo ritrovate sostanze chimiche persistenti usate negli ultimi cinquant’anni fino alle tracce del recente virus Sars-Cov2, che è stato per noi un risultato inatteso».

La diagnosi degli esperti è espressa con queste parole, riportate nel comunicato dell’Iss: “Il mare sta male, soffocato dall’impatto delle attività umane, in termini di inquinamento ‘diretto’ o di effetti come i cambiamenti climatici, e i segni del ‘passaggio’ dell’uomo sono ormai ubiquitari, dal Mediterraneo alle acque del Polo Nord”.

Ma dalla salute degli oceani, avvertono gli esperti, dipende strettamente anche quella del resto del pianeta e dell’uomo, una prospettiva di ‘planetary health’ su cui insistono anche gli ultimi trattati approvati dall’Onu, e la cooperazione scientifica e le partnership istituzionali rappresentano la strategia di elezione per produrre conoscenze.

Ci sono diversi progetti interistituzionali a difesa del mare. Fra questi c’è “Sea Care”, frutto della partnership fra Iss, Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (Snpa), Marina Militare e alcune Università, in cui i ricercatori salgono materialmente a bordo delle navi della Marina Militare per poter effettuare campionamenti in tutti gli oceani, e le azioni del PNRR MER – Marine Ecosystem Restoration, a cura di Ispra, sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Mare malato, virus e batteri

La ricerca ha la durata di tre anni e si realizza con un sistema di monitoraggio che raccoglie campioni ed effettua misure e analisi lungo le rotte ordinarie sia della nave scuola Amerigo Vespucci che di altre unità navali della Marina Militare in mare aperto, su acque territoriali e internazionali, per raccogliere dati sullo stato di salute del mare.

Dalle analisi emerge che negli oceani ci sono diverse specie di virus e batteri.

“I batteri appartenenti al genere Vibrio (circa 100 specie), ubiquitari nell’ambiente marino e includenti una decina di specie patogene per l’uomo, possono essere considerati indicatori di cambiamento climatico – spiega l’Iss – Mentre il pianeta surriscaldato altera gli oceani, innalzando il livello del mare e alimentando tempeste più violente, i vibrioni si stanno moltiplicando nei luoghi in cui erano già presenti e stanno colonizzando aree finora indenni, favoriti da condizioni di salinità e più elevate temperature. Inaspettato inoltre è il riscontro in alcuni campioni in mare aperto in siti diversi della presenza del SARS-COV-2, un segno sia della pervasività raggiunta dal virus che, probabilmente, di scarichi di acque reflue inefficienti in talune aree del pianeta”.

Microplastiche in mare

Ci sono poi le microplastiche, che sono state trovate in diversi campioni e soprattutto nei mari più chiusi come il Mediterraneo.

“Uno ‘studio nello studio’ eseguito su aree marine contigue – spiega l’Iss – ha riscontrato, in via preliminare, che è possibile che le microplastiche possano a loro volta ‘trasportare’ microrganismi anche pericolosi per l’uomo, favorendone la colonizzazione in aree diverse, fenomeno di particolare preoccupazione in quanto  la proliferazione di patogeni (fra cui in particolare le specie del genere Vibrio, ma anche agenti virali), favorita da condizioni di salinità e temperature alterate dal cambiamento climatico, potrebbe aprire nuovi scenari di rischio”.

Pfas e inquinanti

Al centro dell’attenzione anche Pfas e inquinanti: sono state trovate tracce di queste sostanze nelle acque nazionali e internazionali e perfino in campioni raccolti al Polo Nord. “Anche se le concentrazioni riscontrate non sono preoccupanti per la salute dell’uomo, il fenomeno – spiega l’Iss – è preoccupante sia come indice della diffusione planetaria dell’inquinante che per il fatto che non sono stati ancora studiati gli effetti diretti e indiretti che queste sostanze possono avere sulla salute marina”.


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