Nasce il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità, coordinato dal Cnr

Nasce il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità, coordinato dal Cnr (foto Pixabay)

Nasce il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità, coordinato dal Cnr

Oggi, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, è stato presentato il National Biodiversity Future Center. Coordinato dal Cnr, è la prima struttura di ricerca italiana impegnata a studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese

In Italia si concentra una diversità biologica tra le più significative di tutta l’Europa, con 60.000 specie animali, 10.000 piante vascolari e oltre 130 ecosistemi (dati Ispra). Oggi, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, è stato presentato il National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità, che sarà coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

“Con NBFC – afferma il Cnr – parte dall’Italia un messaggio concreto per promuovere la gestione sostenibile della biodiversità, che svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta ed è alla base della vita sulla Terra, con un impatto diretto sul benessere della collettività e del singolo. Per studiare e tutelare questa ricchezza – la cui protezione ora è sancita anche dall’articolo 9 della Costituzione italiana, modificato nel febbraio 2022 proprio per includervi il riferimento al concetto di biodiversità, unitamente alla nuova formulazione dell’articolo 41 circa la tutela della salute e dell’ambiente – nasce NBFC, il primo Centro nazionale di ricerca dedicato alla biodiversità“.

Giornata della biodiversità, il National Biodiversity Future Center

Istituito e finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), NBFC è promosso dal Cnr insieme a 49 partner, tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese, ed ha la sua sede centrale a Palermo. Per questo progetto è previsto un finanziamento di 320 milioni di euro per tre anni, dal 2023 al 2025, e il coinvolgimento di 2000 ricercatori, la metà dei quali sono donne. I bandi rivolti all’esterno del network coinvolgeranno poi una moltitudine di altri soggetti, nel segno della massima inclusività.

“Una grande comunità che – spiega il Cnr – metterà a sistema tutte le ricerche italiane sulla biodiversità e le istituzioni già impegnate sul territorio (parchi, riserve, aree marine protette, associazioni ambientaliste, comunità e reti locali), rendendole un obiettivo strategico del Paese e lasciando in eredità, nel 2026, progetti che possano proseguire autonomamente. Attraverso questa rete nazionale estesa di università, centri di ricerca, associazioni e altri soggetti privati e sociali, il Consorzio avrà la possibilità di intraprendere azioni concrete, efficaci e immediate per arrestare la perdita di biodiversità, contribuendo a perseguire l’obiettivo di proteggere il 30% del territorio italiano entro il 2030“.

Saranno create reti di collegamento tra la comunità scientifica, le amministrazioni nazionali e locali, il mondo imprenditoriale e i territori. Saranno sviluppate nuove tecnologie per migliorare la ricerca, creando nuove opportunità di lavoro e formando, come prevede il Pnrr, una nuova classe di ricercatori, cioè gli scienziati di domani.

Come eredità principale dell’NBFC, sarà istituito il Biodiversity Science Gateway: una grande infrastruttura virtuale, che si appoggerà ad alcune sedi fisiche in Italia e alla nave oceanografica “Gaia Blu” del Cnr, con il compito di trasformare la ricerca scientifica in conoscenza diffusa e in realtà aziendali innovative. Tutti i dati scientifici raccolti dal NBFC, e organizzati attorno a 4 piattaforme tematiche, saranno infatti resi disponibili alla comunità scientifica in open access. Tra i compiti di questo portale c’è quello di sensibilizzare sul problema della biodiversità a livello planetario, nell’area mediterranea e sul territorio italiano, ma anche raccontare storie emblematiche e specifiche del territorio, offrire consulenze, sfruttare le biodiversità in modo sostenibile e utilizzare concretamente tutto ciò che sarà prodotto dagli spoke del NBFC nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di riuscire ad autofinanziarsi e autosostenersi.

“Il National Biodiversity Future Center contribuisce a monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile – ha dichiarato la Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza. – Un’attività che assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi”.

In tale quadro, il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica e il Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno recentemente sottoscritto un Accordo quadro di collaborazione scientifica per attività di monitoraggio, ricerca, formazione e divulgazione nei settori di interesse comune presso la Tenuta presidenziale di Castelporziano, un sito di particolare interesse conservazionistico.


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