Acqua, Legambiente: serve una strategia idrica nazionale (Foto di Peggychoucair da Pixabay)

Se l’emergenza siccità è una condizione “ordinaria” e strutturale dell’Italia, allora l’Italia deve dotarsi di una strategia idrica nazionale che porti a una nuova governance dell’acqua e preveda azioni a breve e a lungo termine, basata sull’accumulo per affrontare i periodi di carenza e sulla riduzione della domanda. È quanto afferma Legambiente in vista della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) che cade il 22 marzo. Quest’anno il tema sarà “Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria”.

Si tratta di «un cambiamento nel modo di gestire questa preziosa risorsa mai stato più urgente, per fronteggiare i cambiamenti climatici e l’emergenza siccità, che dalla scorsa estate non ha smesso di mettere in ginocchio l’Italia», ricorda Legambiente. Secondo i dati dell’Osservatorio CittàClima dell’associazione, sono aumentati del 367% i casi di danni dovuti alla siccità, passati dai 6 del 2021 ai 28 del 2022.

La sfida dell’acqua passa dalle città

In vista della Giornata mondiale dell’acqua, Legambiente ha presentato il dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” in cui fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura, pari a “22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi”.

Una strategia idrica nazionale

Da questi numeri parte l’associazione per chiedere al Governo Meloni «una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell’acqua, che abbia come obiettivo non solo l’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d’acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori».

Legambiente chiede allora di partire da una “roadmap” per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle città “che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030”.

«Da anni parliamo della necessità di una riforma della gestione della risorsa idrica nel nostro Paese – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ma oggi più che mai è urgente, visto che quella che chiamiamo emergenza siccità, è una condizione ormai ordinaria a cui è necessario adattarsi. Il Governo Meloni passi dalle parole ai fatti, con una strategia idrica nazionale che preveda interventi di breve, medio e lungo periodo. Oltre alle proposte dedicate all’ambiente urbano che lanciamo oggi, è fondamentale non dimenticare tutte le altre azioni necessarie per tutelare e preservare i corpi idrici: definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale per una tempestiva riduzione dei prelievi, diffondere e praticare in agricoltura il riutilizzo delle acque reflue depurate – cogliendo al meglio l’occasione del recepimento del regolamento europeo – e ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti e rivedendo i sistemi di irrigazione».

 

Emergenza siccità, si corre ai ripari. Ma la crisi idrica è strutturale (Foto di andreas160578 da Pixabay)

 

 

Il potenziale delle acque meteoriche e reflue

In ambito urbano, Legambiente evidenzia il potenziale di recupero delle acque meteoriche.

Nel 2020 i dati pluviometrici relativi a 109 città capoluogo di provincia ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi (elaborazione di Legambiente su dati Istat) di acqua piovana caduta sui tetti, sull’asfalto e sul cemento e convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. Corrispondono al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di m³), spiega Legambiente.

Passando poi dalle città ai campi, l’associazione ricorda il potenziale del riutilizzo delle acque reflue in agricoltura: ottimizzare il ciclo idrico in città permetterebbe anche di aumentare le risorse disponibili per l’agricoltura, uno dei settori che maggiormente risente della crisi idrica. Se opportunamente trattata, dice l’associazione, dai depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di m³ all’anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia.

Decalogo urbano acqua in città

In questo nuovo approccio, Legambiente mette al centro le città e l’ambiente urbano come “laboratorio” in cui migliorare la gestione idrica e fronteggiare l’allarme siccità attraverso il “decalogo urbano” – una serie di azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili.

Di seguito il decalogo urbano di Legambiente per migliorare la gestione dell’acqua in città.

1) approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua;

2) Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici;

3) Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore;

4) Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche;

5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi;

6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura;

7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete;

8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità;

9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani;

10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.


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