“Nonostante le riforme, a rimetterci sono sempre i soliti e noti utenti. Se da un lato, in realtà sembrava possibile intravedere un nuovo corso nel settore idrico – almeno sotto il profilo tariffario che interessa maggiormente gli utenti – l’incontro con l’AEEG ha invece fatto ipotizzare un percorso pieno di ostacoli o di pressioni politiche da parte degli Enti gestori e delle Conferenze dei Sindaci”. Così Riccardo LIBBI, Coordinatore Regionale del Lazio dell’Unione Nazionale Consumatori commenta l’incontro di ieri con l’Autorità per l’energia elettrica e il gas sul tema della qualità e della trasparenza nel rapporto utente-gestore del Servizio Idrico Integrato.“Da alcuni mesi  – ricorda Libbi – le competenze in materia idrica gestite in precedenza dal CONVIRI oramai disciolto sono passate all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Eredità questa molto sentita anche dagli utenti che per decenni hanno subito notevoli danni economici a causa di una “forzata gestione idrica della politica locale” talvolta rasentando illegittimità e illegalità sia nella gestione del servizio (es. gestione della depurazione e delle condotte di fognatura) sia nell’applicazione tariffaria”.
L’UNC aveva chiesto all’Autorità di poter intervenire su tre punti ritenuti essenziali nell’ambito dell’operazione “fattura trasparente”:
–          CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ (o CONTRIBUTO PRO QUOTA): dopo l’abolizione del “minimo impegnato”, cessato dal 31 dicembre 2011, è comparsa illegittimamente nella fattura la voce “contributo di solidarietà” che grava su tutti gli utenti mentre invece, come già denunciato più volte dall’Unione Nazionale Consumatori, il contributo dovrebbe essere a carico del solo Ente gestore in quanto finalizzato a sostenere le utenze disagiate con reddito ISEE;
–          QUOTA “PRO DIE”: l’Unione Consumatori chiede la definitiva abolizione del metodo tariffario definito “PRO-DIE” (quota giornaliera) ovvero il sistema di pagamento giornaliero dei consumi idrici usato nei primi anni del dopoguerra.  Tale sistema di pagamento era appunto “pro-die” in base al consumo giornaliero per famiglia e ciò comportava l’uso limitato della risorsa in quanto era calcolato seconda la capacità di riempimento del cassone idrico. Da molti anni tale sistema è rimasto in uso per una tradizione “speculativa” sul consumo da parte dell’Ente gestore in quanto il regime tariffario a struttura ha coinvolto la maggioranza delle famiglie e dei condomini nel centro e nord Italia mentre per alcune zone del sud ancora e a causa della gestione malavitosa e per la carenza delle infrastrutture idriche l’uso a regime diretto della risorsa stenta a decollare.
–          UTENZE DOMESTICHE E NON DOMESTICHE: l’Unione Consumatori ritiene anch’essa illegittima la distinzione tra utenti “residenti” e “non residenti” tuttora utilizzata per una diversa e discriminante applicazione della tariffa idrica. In realtà, fa notare l’UNC, la Legge Galli (anche se parzialmente abolita) fa solo una distinzione tra le utenze “domestiche” e  “non domestiche”. L’interpretazione tra le diverse tipologie di utenza non è di poco conto: infatti, una cosa è considerare come utenze “non domestiche” ad esempio le imprese agricole o commerciali altro è, invece, considerare le famiglie con una seconda casa che usano l’acqua per le proprie necessità individuali e di pulizia della casa “seppur fuori dalla residenza abituale” o in una casa presa in affitto per le vacanze.


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