Assegno unico, Bruxelles richiama l’Italia (Foto Pixabay)

La Commissione europea censura l’Italia sull’assegno unico. Si basa su requisiti che non trattano i cittadini tutti allo stesso modo e rappresenta dunque una discriminazione.

Parere motivato sull’assegno unico: requisiti discriminatori

Ieri Bruxelles ha deciso di inviare un parere motivato all’Italia per il mancato rispetto delle norme dell’UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) 2004/883) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea).

Nel marzo 2022, spiega la Commissione europea, l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico, l’assegno unico e universale per i figli a carico. Solo coloro che risiedono per almeno 2 anni in Italia possono beneficiare di questa prestazione, e solo se vivono nello stesso nucleo familiare dei figli.

Secondo il parere della Commissione, “questa normativa viola il diritto dell’UE, in quanto non tratta i cittadini dell’UE in modo equo, e pertanto si qualifica come discriminazione. Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari”.

Il parere motivato fa seguito a una lettera di costituzione in mora che era stata inviata all’Italia nel febbraio 2023 e alla quale l’Italia aveva risposto nel mese di giugno. Per la Commissione la risposta non è non soddisfacente, quindi Bruxelles ha deciso di inviare un parere motivato. L’Italia ha 2 mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.


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