Lavoro forzato, stop ai prodotti nella Ue (Foto Pixabay)

Il Parlamento europeo ha recentemente adottato in via definitiva il regolamento che vieta la commercializzazione dei beni prodotti tramite lavoro forzato. Questa decisione segna una svolta nella tutela dell’etica commerciale rispondendo alle crescenti aspettative dei cittadini europei e rafforzando la posizione dell’UE nel panorama delle relazioni commerciali.

L’obiettivo principale della normativa è quello di vietare l’immissione e la messa a disposizione sul mercato dell’Ue, o l’esportazione dal mercato dell’UE, di qualsiasi prodotto realizzato utilizzando il lavoro forzato.

La nuova normativa, quindi, impone restrizioni rigide sulla vendita, l’importazione e l’esportazione di prodotti realizzati con lavoro forzato. Le autorità degli Stati membri e della Commissione europea saranno ora in grado di condurre delle indagini approfondite sulle merci sospette, sulle catene di approvvigionamento e sui produttori, garantendo un maggiore controllo sul rispetto dei diritti umani lungo la filiera produttiva.

 

C’è l’accordo in Europa sul divieto di prodotti fatti con lavoro forzato (Foto Pixabay)

 

Lavoro forzato, stop ai prodotti in Ue

Una delle caratteristiche fondamentali di questa legislazione è l’apertura delle indagini basate su informazioni fattuali e verificabili fornite da una varietà di fonti, tra cui organizzazioni internazionali, autorità competenti e informatori. Questo approccio mira a garantire una valutazione obiettiva e accurata delle situazioni di lavoro forzato, tenendo conto dei diversi fattori di rischio e criteri, come la prevalenza del lavoro coatto in determinati settori economici e aree geografiche.

Maria-Manuel Leitão, relatrice della commissione per il mercato interno, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa nel contesto globale, evidenziando che milioni di persone sono attualmente vittime di sfruttamento da parte di trafficanti di esseri umani e regimi oppressivi: “Oggi, in tutto il mondo, 28 milioni di persone sono intrappolate nelle mani di trafficanti di esseri umani e Stati che li costringono a lavorare con poca o nessuna paga. L’Europa non può esportare i suoi valori mentre importa prodotti realizzati con il lavoro forzato. Il fatto che l’UE abbia finalmente una legge per vietare questi prodotti è uno dei più grandi risultati di questo mandato e una vittoria per le forze progressiste”.

La legislazione, inoltre, prevede sanzioni rigorose per le aziende non conformi, comprese multe e l’obbligo di ritirare i prodotti dal mercato unico dell’UE. Infine, offre anche una via d’uscita per le imprese che dimostrano di aver eliminato il lavoro forzato dalle proprie catene di approvvigionamento, consentendo loro di rimettere in commercio i loro beni una volta soddisfatti determinati requisiti.

L’approvazione formale del regolamento da parte del Consiglio dell’UE e la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale rappresenteranno i passaggi successivi per garantire l’attuazione effettiva della legge ma l’entrata in vigore avverrà solo al trascorrere di tre anni, consentendo alle imprese e agli Stati membri di adeguarsi progressivamente alle nuove disposizioni.


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