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Patto per un nuovo welfare: "non si interrompa la riforma della non autosufficienza"
Patto per un nuovo welfare: “non si interrompa la riforma della non autosufficienza”
Le Organizzazioni del Patto per un nuovo welfare chiedono che la crisi di Governo non interrompa il percorso verso la Riforma della non autosufficienza: utilizzare gli spazi previsti dal PNRR e introdurre il Sistema Nazionale di Assistenza Anziani
Le 48 organizzazioni del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza scrivono al Presidente della Repubblica, al Presidente Mario Draghi e ai Ministri Orlando e Speranza, per chiedere che la crisi di Governo non interrompa il percorso verso la Riforma della non autosufficienza.
Riforma della non autosufficienza, l’appello delle Organizzazioni
“In Italia esiste una diffusa questione sociale che ha sempre avuto difficoltà a trovare ascolto da parte della politica nazionale. È quella riguardante gli anziani non autosufficienti: se si considerano loro, i loro familiari e chi li assiste professionalmente si arriva a oltre 10 milioni persone. Nell’attuale legislatura, finalmente, qualcosa stava cominciando a cambiare. Tuttavia, la sua brusca conclusione rischia di vanificare gli sforzi compiuti – scrivono le Organizzazioni. – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – approvato lo scorso anno – prevede una riforma che introduca “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”. La riforma è da realizzare attraverso una Legge Delega, che il Parlamento deve approvare entro la primavera 2023”.
Le organizzazioni del Patto chiedono, dunque, che – “come previsto dalla Circolare Disbrigo Affari Correnti predisposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri per disciplinare le attività delle istituzioni nazionali da qui alle prossime elezioni – si approfitti della possibilità di adottare provvedimenti normativi rispetto al PNRR, per fare in modo che la riforma prevista per la non autosufficienza faccia passi in avanti nella direzione della introduzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani“.
Perché introdurre il Sistema Nazionale Assistenza Anziani
Il Patto ricorda nella lettera i 10 buoni motivi per introdurre lo SNA: contemplare in un unico Sistema tutte le misure, sociali e sanitarie per l’assistenza agli anziani non autosufficienti: la non autosufficienza diventa così un ambito autonomo del welfare come già avvenuto nelle altre riforme europee; superare l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato della non autosufficienza; riconoscere la tutela della non autosufficienza come responsabilità pubblica e di conseguenza, prevedere un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza, assicurando adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non autosufficienza; rendere i Servizi riconoscibili e facili da raggiungere, attraverso l’individuazione di un Punto Unico di Accesso, presso la Casa della Comunità.
E poi, ancora: semplificare l’attuale pletora di valutazioni delle condizioni degli anziani, troppe e non connesse tra loro, grazie alla previsione della Valutazione Nazionale di Base (VNB), che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali; puntare su una nuova domiciliarità, unitaria, appropriata e continua, attraverso: risposte unitarie di Comuni e Asl, un appropriato mix di prestazioni medico-infermieristico-riabilitative, di aiuto all’anziano nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento a familiari e badanti, un tempo di assistenza adeguato ai bisogni di anziani e familiari; assicurare la qualità degli ambienti di vita, privilegiando modelli costruttivi e organizzativi amichevoli, domestici e familiari; riformare l’indennità di accompagnamento, tramutata nella prestazione universale per la non autosufficienza; costruire l’intera architettura intorno alle famiglie, prevedendo un’assistenza a domicilio che garantisca un appropriato pacchetto di prestazioni e una durata adeguata e prevedendo misure rivolte ai familiari quali supporto psicologico, forme di conciliazione tra impegni di cura e di lavoro, tutele previdenziali e altre.
Infine, collocare la figura delle assistenti familiari (“badanti”) all’interno dello SNA, da un lato prevedendo incentivi economici per lo svolgimento della loro attività in modo regolare, dall’altro, mettendo a punto un profilo professionale nazionale che precisi l’insieme di competenze necessarie e il relativo iter formativo.
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