Faro Antitrust sull'editoria scolastica (Foto Pixabay)

Concorrenza, prezzi, distribuzione: l’Antitrust accende un faro sull’editoria scolastica. È un mercato importante, “un settore dalla significativa rilevanza in termini economici, sociali e culturali”, con una rilevanza economica pari a circa 1 miliardo di euro l’anno. L’editoria scolastica e il reperimento “stagionale” dei libri per la scuola interessano circa 7 milioni di studenti con le loro famiglie e 1 milione di docenti.

L’Antitrust ha dunque avviato un’indagine conoscitiva sui mercati dell’editoria scolastica in Italia che comprende anche le pubblicazioni e gli ausili destinati a studenti e a docenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.

Back to School… faro Antitrust sull’editoria scolastica

La notizia è stata diffusa proprio nei giorni in cui sta ripartendo la scuola.

L’indagine avviata dall’Antitrust, informa una nota, “intende approfondire le dinamiche concorrenziali dei mercati interessati e una serie di criticità oggetto di ricorrente considerazione pubblica, come l’andamento dei prezzi, le modifiche frequenti delle edizioni, le difficoltà di approvvigionamento e delle modalità di distribuzione, le possibili rigidità nelle modalità di adozione scolastica, anche considerando le innovazioni tecnologiche nel settore, soprattutto per quanto riguarda la combinazione dei formati cartaceo-digitale e la circolazione dei diritti di proprietà delle edizioni digitali”.

La filiera dell’editoria scolastica

Nel suo provvedimento, l’Antitrust spiega che sotto il profilo imprenditoriale “l’editoria scolastica è caratterizzata da un forte e crescente grado di concentrazione, con la presenza di alcuni grandi gruppi – segnatamente, Mondadori, Zanichelli, Sanoma, La Scuola – titolari di ampi portafogli di marchi, perlopiù presenti sia nel segmento dei libri per la scuola primaria che in quelli dei libri per le scuole secondarie di primo e secondo grado”.

La filiera dell’editoria scolastica presenta poi alcune caratteristiche particolari che l’Antitrust spiega così: “chi sceglie i libri (docente) non ne sostiene i costi, chi li paga (famiglie e/o amministrazioni pubbliche) non li usa, mentre chi li usa (studenti) non li sceglie né li paga, secondo un modello di fatto assimilabile a quello dei medicinali soggetti a prescrizione. L’intermediazione della domanda comporta, inoltre, che i libri vengano promossi nei confronti dei docenti da informatori editoriali, spesso organizzati in forma di agenzie indipendenti ma fortemente condizionate dai rapporti intercorrenti con gli editori”.

L’editoria scolastica è poi soggetta all’evoluzione tecnologica con un’incidenza sempre più marcata dei contenuti digitali.

Fra le criticità che l’Antitrust vuole approfondire, anche il “susseguirsi di edizioni rinnovate di un medesimo titolo che rende più difficile la rivendita dei libri usati” e il mancato sostanziale sviluppo di modalità di uso alternative dei libri, quali il noleggio e il comodato d’uso.


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