
Le scuole nel Lazio, un quadro desolante. Report Cittadinanzattiva Lazio
Le scuole nel Lazio: aule fredde, finestre aperte e studenti col giaccone
Dossier di Cittadinanzattiva sulle scuole nel Lazio. Le aule sono fredde, l’aerazione si fa con finestre e porte aperte, gli alunni indossano i giacconi e qualcuno le coperte portate da casa
In classe si sta con le finestre aperte e con le porte aperte. Con i giacconi indosso (oltre il 76% delle segnalazioni) o addirittura con le coperte portate da casa (lo dice il 22% delle risposte arrivate). Nelle scuole c’è una certezza: si gela. Nell’85% dei casi la scuola non ha purificatori d’aria. Le scuole nel Lazio sono aperte ma la situazione generale fa piangere.
A fotografare la situazione delle scuole nel Lazio c’è il dossier “Rapporto su scuola, dad, tlp e Covid nel Lazio” pubblicato da Cittadinanzattiva Lazio attraverso le risposte di circa 500 persone, di cui il 60% rappresentato da studenti delle scuole secondarie superiori. Un quadro desolante, quello delle scuole nel Lazio.
Il monitoraggio è stato fatto a gennaio sulla base delle risposte di diversi cittadini, in gran parte di Roma. Quasi sei su dieci sono studenti, oltre un terzo delle risposte viene dai genitori. La maggioranza delle risposte arriva da studenti nella fascia di età 15-18 anni.

Classi in quarantena, finestre aperte e coperte
In sintesi. Il 98% delle scuole è aperto, ma il 45% ha attualmente classi in isolamento. L’84% dei mezzi pubblici utilizzati per andare a scuola sono affollati, e per questo si cerca di fare sempre ricorso al mezzo privato (73,5%). Le misure di sicurezza dell’aerazione si traducono in finestre e porte aperte (e studenti al gelo).
«In classe, per far fronte alla necessità di areazione, ci si ghiaccia con le finestre sempre aperte e addosso giacconi, se non addirittura coperte portate da casa, poiché solo il 5% ha provveduto a dotare le aule di sistemi di purificazione o di areazione meccanica – spiega Cittadinanzattiva Lazio – Inoltre, in pochissime scuole c’è la possibilità di usare sapone o detergenti specifici, che d’altronde da anni mancano nei bagni scolastici, poiché si preferisce il ricorso a igienizzanti per le mani, ma solo nel 52% delle realtà. Nel resto (35%) ci si rimette alla buona volontà di alunni e genitori».
A questa situazione strutturale si aggiungono, spiega l’associazione, situazioni che non sono presenti nel dossier ma che derivano dai racconti di quanti vivono la scuola e dalle segnalazioni dei cittadini: il caos del tracciamento saltato e delle procedure burocratiche in cui si incappa fra tamponi e certificati da produrre.
«Dal quadro che emerge sembra che la scuola sia ferma, come altre istituzioni pubbliche, a un modello novecentesco che non risponde più alle esigenze, ai bisogni, alle aspettative dei ragazzi e di chi ci lavora. Ma l’aspetto più preoccupante è la mancanza di sicurezza, e in particolare dal punto di vista strutturale – ha dichiarato Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio – Poco più dell’1% delle scuole fornisce mascherine FFP2, mentre la quasi totalità quelle chirurgiche, contestate sia per qualità che per vestibilità dagli stessi utilizzatori, di tutte le età».

Segreterie in tilt, Asl nel pallone
Ci sono poi le questioni legate direttamente alla pandemia.
«Dal mese di dicembre il tracciamento dei casi da parte delle ASL è totalmente saltato a causa della variante Omicron – prosegue Cittadinanzattiva Lazio – Il sistema di tracciamento ha mandato in tilt i servizi di segreteria delle scuole. Questo non è rintracciabile nel Monitoraggio. Ma sono informazioni che abbiamo dalle segnalazioni dei cittadini. Dirigenti, professori, alunni e loro famiglie hanno avuto sull’attivazione della DAD, della DID, dei tamponi, delle procedure per uscire/rientrare a scuola vicende al limite dell’incredibile. Le ASL, i medici di famiglia e tutto il sistema sanitario sono su questo punto andati in “palla”».
Le conclusioni di Cittadinanzattiva? La scuola è ferma, non è sicura e sul Covid “non è un’isola felice”; per andarci si usano mezzi pubblici che non sono stati adeguati.
La scuola è intrappolata in un «calvario di codici, codicilli e giorni di cui tenere il conto, disposizioni costantemente da aggiornare, tenere sotto controllo, la corsa al tampone che è diventata disciplina olimpica, le file dal medico e dal farmacista per avere il certificato, il Green pass o un qualunque pezzo di carta».
«Troviamo sinceramente insostenibile tale situazione – ha concluso Rosati – i servizi igienici, lo stato delle classi, la gestione delle aule con un sovraffollamento decennale riportano al centro un tema come quello della qualità degli edifici che impatta direttamente sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Se ancora oggi siamo in queste condizioni c’è poco da stare allegri. È urgente intervenire con investimenti per garantire, come suggerito anche dagli stessi ragazzi: bagni ad aule decenti; basta con le classi pollaio; investire e mettere in funzione purificatori d’aria; così come rendere più sicuro l’ambiente con dispositivi di protezione adeguati».

Scrive per noi

- Giornalista professionista. Direttrice di Help Consumatori. Romana. Sono arrivata a Help Consumatori nel 2006 e da allora mi occupo soprattutto di consumi e consumatori, società e ambiente, bambini e infanzia, salute e privacy. Mi appassionano soprattutto i diritti, il sociale e tutti quei temi che spesso finiscono a fondo pagina. Alla ricerca di una strada personale nel magico mondo del giornalismo ho collaborato come freelance con Reset DOC, La Nuova Ecologia, Il Riformista, IMGPress. Sono laureata con lode in Scienze della Comunicazione alla Sapienza con una tesi sul confronto di quattro quotidiani italiani durante la guerra del Kosovo e ho proseguito gli studi con un master su Immigrati e Rifugiati. Le cause perse sono il mio forte. Hobby: narrativa contemporanea, cinema, passeggiate al mare.
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