Sugli assorbenti (non) si scherza. Comunque vada, non sarà un successo. Speriamo naturalmente di essere smentite, ma sono anni che non si riesce a sbloccare quella strana situazione per cui un prodotto essenziale per la salute delle donne (eh già, rassegnatevi: è una questione di salute, e non solo) viene tassato come un bene di lusso. Qualche volta sono partiti gli sberleffi verso l’universo femminile, come se si trattasse di questioni di lana caprina e non di una spesa ingente per le finanze delle donne. Qualche volta è scattato il partito del benaltrismo, quello per cui c’è sempre un altro tema cui guardare e quello che si denuncia non vale perché non è urgente. Per dire: c’è l’acqua alta a Venezia e voi parlate di Iva sugli assorbenti?

 

L’ultima proposta: Iva al 5% se biodegradabili

Comunque, sì, si parla ancora di Iva sugli assorbenti. Perché un emendamento del Movimento 5 Stelle alla manovra prevede di ridurre l’Iva dal 22% al 5% per i prodotti igienici femminili ma solo se completamente biodegradabili. È quindi una proposta che ribadisce la misura già presentata, che prevede un’Iva al 10%, la abbassa ancora ma la rende più selettiva. Perché qui si tratta anche di salvaguardare l’ambiente.

A stretto giro è arrivata la bocciatura dell’Unione Nazionale Consumatori. «Vergognoso ed offensivo per le donne – ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Le donne devono potere essere libere di adoperare quello che vogliono. Non è lo Stato che deve decidere il tipo di assorbente che una donna deve usare. Sarebbe assurdo e sconcertante se il Parlamento decidesse di impartire una lezioncina sulle alternative ecologiche dei prodotti igienici. L’Iva va ridotta, anche per i pannolini dei bambini, perché si tratta di una spesa obbligata, non per risolvere i problemi del riscaldamento globale».

 

donna con girasole

 

Una tassazione discriminatoria

La questione, come detto, si trascina da tempo. In una proposta di legge presentata a novembre 2018, si leggeva: «Secondo alcune ricerche una donna, nel corso della propria vita fertile, è soggetta in media a 456 cicli mestruali, pari a 2.280 giorni, per un totale di 6,25 anni, con una spesa di circa 1.704 euro pro-capite per i soli assorbenti e con una spesa totale di oltre 15.000 euro se ad essi aggiungono altri prodotti quali medicinali e anticoncezionali. Quindi, se si considera che l’essere donna implica avere le mestruazioni una volta al mese per circa quaranta anni nell’arco della vita, appare necessario rimettere in discussione i criteri di applicazione dell’aliquota ordinaria dell’IVA tenendo presente il peso economico dell’acquisto e dell’uso degli assorbenti e dei tamponi igienici».

Insomma: una donna non può fare a meno di questi prodotti igienico-sanitari, dunque una tassazione del 22% è discriminatoria perché pesa sulle donne in quanto genere femminile. Senza contare l’impatto di queste spese obbligate su chi ha reddito basso.

Iva al 5%… solo per le brave ragazze

Cosa ne sarà di queste proposte? Difficile fare previsioni. Ma di fronte allo scarso coraggio che la politica nazionale ha mostrato su questo tema, anche l’ultima proposta non sembra davvero stare in piedi. Ti riduco l’Iva al 5% se compri l’assorbente completamente biodegradabile, è il succo. «Ciò consente di ridurre parecchio la spesa necessaria rispetto alla riduzione sugli assorbenti tout court – si legge in una nota illustrativa diffusa per spiegare l’idea –  avendo il pregio di salvaguardare l’ambiente e incentivare mercato e produttori verso scelte sostenibili».

Quindi: l’assorbente è ora tassato come un bene di lusso, ma se noi donne lo compriamo completamente biodegradabile – attenzione: probabilmente un prodotto di questo tipo parte da un prezzo standard più alto rispetto a quelli più economici – allora diventiamo amiche del clima, otteniamo un’Iva più bassa e quindi paghiamo un po’ meno. Se siamo brave consumatrici responsabili (e probabilmente anche con più soldi), compriamo l’assorbente di ultima generazione, ecosostenibile e a zero impatto sul clima, e abbiamo diritto allo sconto. Altrimenti siamo cattive ragazze e quindi ci tocca l’Iva completa. Non c’è che dire, una vera misura di giustizia sociale.


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