
HouseEurope! Arriva l’iniziativa dei cittadini che promuove “il diritto al riuso degli edifici” (Foto Pixabay)
HouseEurope! Arriva l’iniziativa dei cittadini che promuove “il diritto al riuso degli edifici”
La Commissione europea ha registrato oggi l’iniziativa dei cittadini europei “House Europe! Il potere della ristrutturazione” che promuove la ristrutturazione (e non la demolizione) del patrimonio edilizio europeo
Si chiama “House Europe! Il potere della ristrutturazione” la nuova iniziativa dei cittadini europei che la Commissione europea ha deciso di registrare oggi. L’iniziativa promuove il riutilizzo e la trasformazione degli edifici, nell’ottica del “diritto al riuso degli edifici esistenti”.
“Chiediamo un diritto al riutilizzo per gli edifici esistenti sulla base di tre pilastri chiave: riduzioni fiscali per i lavori di ristrutturazione e i materiali riutilizzati, regole eque per valutare sia le potenzialità che i rischi degli edifici esistenti e nuovi valori per la CO2 incorporata nelle strutture esistenti”.
È quanto scrivono i promotori dell’iniziativa dei cittadini europei HouseEurope! che “vuole creare incentivi che rendano la ristrutturazione e la trasformazione degli edifici esistenti la nuova norma e un percorso comune”, si legge nella pagina dell’Iniziativa. Questo darà impulso al mercato delle ristrutturazioni e darà nuovo valore a ciò che già c’è.
“L’obiettivo è preservare le case e le comunità, garantire un’industria edile più equa e locale, risparmiare energia e risorse e preservare i nostri ricordi e le nostre storie. Perché la demolizione di edifici esistenti è obsoleta come lo spreco alimentare, i test sugli animali, il fast fashion e la plastica monouso”.
House Europe!, le ragioni della proposta
I promotori spiegano che gli edifici sono oggi trattati come investimenti “piuttosto che come spazi in cui le persone possono vivere” e che, “a causa della speculazione finanziaria, milioni di metri quadrati rimangono vuoti e rovinati o vengono demoliti e sostituiti: dalle case unifamiliari funzionanti agli spazi industriali e agli uffici abbandonati”.
Entro il 2050 stimano che sarà stato demolito circa 2 miliardi di metri quadrati di spazio esistente in Europa, quanto la metà del patrimonio edilizio della Germania, più di Parigi e Berlino messi insieme, costruendo nuovo spazio in sostituzione di quello che già esiste. “Questa pratica crea problemi sociali, economici, ambientali e culturali poiché la demolizione comporta la perdita di case, posti di lavoro, energia e storia”.
L’iniziativa evidenzia poi l’impatto dell’industria delle costruzioni, “uno dei mercati più redditizi e vitali della Ue” ma anche responsabile di emissione di Co2, consumo di energia e produzione di rifiuti. “Manteniamo un sistema in cui acquistare qualcosa di nuovo è più economico che prendersi cura del vecchio. Questo sistema dà la priorità al profitto finanziario rispetto al benessere delle persone e del pianeta. Un sistema in cui la ristrutturazione e l’adeguamento sono passati in secondo piano rispetto alla demolizione e alla nuova costruzione”.
È un sistema, proseguono i promotori dell’iniziativa, che poteva funzionare in passato quando le risorse sembravano infinite; ma “l’attuale carenza di materiali ed energia ci dimostra che questo sistema non funziona più. Pertanto, il settore dell’edilizia è centrale nella trasformazione sociale ed ecologica”.
Da qui la promozione della ristrutturazione di edifici pubblici e privati e della sue potenzialità. “L’obiettivo degli Stati membri dell’UE di ristrutturare gli edifici esistenti entro il 2050 si traduce in numeri tangibili: attualmente, solo il 25% del parco immobiliare europeo è stato ristrutturato, il che significa che il 75% dei lavori è ancora davanti a noi – prosegue l’Iniziativa – Con l’attuale tasso di ristrutturazione annuale dell’1%, ci vorrebbe il triplo del tempo necessario per raggiungere gli obiettivi concordati. Pertanto, ci troviamo di fronte a una realtà: dobbiamo triplicare il tasso di ristrutturazione per raggiungere i nostri obiettivi”.
Servirà 1 milione di firme
Come precisa la Commissione, l’iniziativa soddisfa i requisiti formali quindi è ritenuta giuridicamente ammissibile. In questa fase Bruxelles non ha analizzato le proposte nella loro sostanza. La decisione di registrare l’iniziativa si basa sull’analisi giuridica della sua ammissibilità.
Da oggi, gli organizzatori avranno sei mesi di tempo per aprire la raccolta firme. Se un’iniziativa dei cittadini europei riceve almeno un milione di dichiarazioni di sostegno nell’arco di un anno, con un numero minimo raggiunto in almeno sette diversi Stati membri, la Commissione sarà tenuta a reagire, decidendo se dare seguito o meno alle richieste degli organizzatori dell’iniziativa e spiegandone le ragioni.
