Un sistema di acquedotti fragile, un servizio di fognatura che ancora non copre la totalità della popolazione, depuratori assenti in alcune aree o troppo frammentati e dunque poco efficienti: queste le criticità riscontrate dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico in una recente indagine sulle strategie di pianificazione degli interventi nel Servizio Idrico Integrato. Emerge in generale la difficoltà di rispondere alle criticità del territorio e una serie di campi nei quali più di altri servirebbero investimenti: appunto, le attività di depurazione e fognatura (non a caso oggetto di infrazioni europee) e le attività di distribuzione degli acquedotti.

acqua servizio idricoDalla ricognizione, basati su dati forniti da un campione di Piani di Intervento relativi al 60,6% della popolazione nazionale, l’analisi evidenzia forti carenze nelle condizioni fisiche degli acquedotti (segnalate dal 62% delle gestioni, che servono il 67% della popolazione) legate soprattutto alla vetustà delle condotte e allo scarso tasso di rinnovo. Questo incide molto sulle perdite di rete  e non consente di ridurle in modo significativo – criticità proposta dal 46% delle gestioni che coprono il 44% della popolazione. Una seconda problematica molto diffusa, prosegue l’Autorità, è quella relativa all’insufficienza del sistema delle fonti per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, che interessa il 54% delle gestioni che coprono il 69% della popolazione. Se a questo si aggiunge la vulnerabilità delle fonti di approvvigionamento, citata dal 25% delle gestioni (36% della popolazione), ne emerge un quadro di fragilità del sistema acquedottistico sul territorio nazionale. Un’ulteriore criticità rilevata molto frequentemente riguarda il cattivo funzionamento o la vetustà dei misuratori di utenza, che viene indicata per il 48% delle gestioni, che servono il 54% della popolazione: un fatto che si ripercute nella difficoltà di agire nel senso del risparmio idrico.

Altro campo critico è rappresentato dal servizio di fognatura, che ancora non raggiunge la copertura totale della popolazione. Infrastrutture vecchie e inadeguate sono state segnalate dal 67% del campione analizzato con riferimento a tratti delle condotte gestite, dal 44% per quanto riguarda gli impianti e dal 28% per gli scaricatori di piena, spesso da adeguare alle normative vigenti.

Quasi la metà delle gestioni esaminate, pari a due terzi della popolazione, ha poi indicato come criticità prevalente l’assenza del servizio di depurazione in alcune aree – più o meno ampie – del territorio. Mentre  dove esistono, gli impianti di depurazione sono spesso inadeguati, non garantiscono tutti i trattamenti necessari oppure danno un servizio troppo frammentato per la presenza di impianti di dimensioni poco efficienti (30% delle gestioni che coprono il 55% della popolazione).

Davanti a questa situazione l’Autorità ha dunque avviato un procedimento, che si chiuderà entro quest’anno, per integrare il sistema regolatorio con norme specifiche sulla qualità tecnica del servizio idrico integrato, per stabilire i livelli minimi e gli obiettivi di qualità tecnica del servizio e determinare gli obblighi di indennizzo automatico per gli utenti quando non vengono rispettati gli standard fissati.


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