Estate e bambini, una bussola per i genitori. I consigli della Società italiana di pediatria
Dalla Società italiana di pediatria arrivano una serie di consigli utili per affrontare al meglio l’estate con i bambini
Bagno al mare, alimentazione estiva, protezione solare, escursioni in montagna, aria condizionata. L’estate è fonte di grandi esperienze per i bambini, ma come affrontare timori, dubbi e incertezze per vivere al meglio l’estate con i più piccoli? Dalla Società italiana di pediatria (SIP) arrivano una serie di consigli per aiutare i genitori a orientarsi nella gestione dei bambini durante l’estate. Ne riportiamo di seguito qualcuno.
Da che età si possono portare i bambini in spiaggia?
Anche i bimbi molto piccoli possono andare al mare, l’importante è fare attenzione agli orari: fino alle 9.30-10 di mattina e dopo le 16.30 il pomeriggio, tenendo comunque sempre conto delle temperature esterne. I neonati sotto i 6 mesi di vita non andrebbero mai esposti al sole e non dovrebbero stare troppo tempo sotto l’ombrellone, in quanto la sua ombra dà un falso senso di sicurezza. In realtà, infatti, non è in grado di filtrare i raggi ultravioletti, anche considerato che la sabbia riflette i raggi solari e può facilitare l’insorgenza di scottature.
Attenzione: nei neonati le scottature e le ustioni incrementano il rischio di sviluppare tumori maligni in età adulta.
Da che età si può fare il bagno al mare?
Se si parte dal presupposto che il bagno deve essere divertente, sarebbe meglio aspettare che il bambino abbia almeno sei mesi, che abbia cioè raggiunto un’età in cui può apprezzarlo. Molto dipende comunque dal singolo bambino: ci sono piccoli attratti dall’acqua che addirittura la raggiungono prima dell’anno di vita, gattonando, mentre altri, magari più grandicelli, ne hanno un vero terrore. I primi possono essere assecondati, i secondi non devono assolutamente essere forzati a entrare.
Bisogna poi ricordare che i bambini hanno una termoregolazione diversa dagli adulti, quindi, è importante fare attenzione alla temperatura dell’acqua. Inoltre, dopo il bagno, occorre sciacquare il bambino con acqua dolce e asciugarlo per bene perché sia l’acqua salata sia la pelle umida a contatto con la sabbia possono facilitare irritazioni a livello cutaneo.
Quanto tempo dopo aver mangiato si può fare il bagno?
Non esiste una regola scientifica che indichi quante ore aspettare dopo il pasto, anche perché la digestione avviene in modo diverso a seconda degli alimenti. Se il bambino ha consumato un pasto abbondantissimo costituito da fritture, cibi molto grassi, salse e intingoli, ovvero piatti che richiedono una lunga e laboriosa digestione può avere un senso aspettare le famose 3 ore. Se invece il bambino ha mangiato, come dovrebbe essere, un piatto di pasta condita con olio e pomodoro e magari un po’ di pesce o una fettina di carne può senz’altro entrare in acqua anche subito dopo pranzo. La cosa molto importante, però, è immergersi in acqua gradualmente, bagnandosi prima le caviglie, i polsi, quindi lo stomaco e poi le tempie. Si deve cioè evitare lo sbalzo termico a cui lo esporrebbe tuffarsi o immergersi di colpo, che potrebbe causare la perdita di conoscenza. Sempre per questa ragione, il bambino non dovrebbe fare il bagno quando è accaldato e sudato: prima di entrare in acqua, sia pure gradualmente, dovrebbe rinfrescarsi all’ombra.
Quanto può durare il bagno?
I segnali a cui prestare attenzione per capire quando è il momento di uscire dall’acqua, sono tre: i brividi di freddo, il raggrinzimento della pelle delle dita e la colorazione bluastra delle labbra. Per dire basta, deve essere sufficiente, comunque, che il bambino non sia a proprio agio.
Qual è la protezione solare più indicata per i bambini?
I bambini di età inferiore ai 6 mesi non dovrebbero mai essere esposti al sole, nemmeno quello in città. Al di sotto dei 6 mesi inoltre le creme non sono consigliate in quanto la cute è molto sottile e delicata, dunque più permeabile alle eventuali sostanze chimiche presenti nelle protezioni (non ci sono studi adeguati dal punto di vista della sicurezza per garantire che le creme solari possano, a lungo termine, non essere nocive). Inoltre, le creme vanno ad alterare la termoregolazione del bambino e quindi la sua capacità di dissipare il calore.
Dopo i 6 mesi di vita, invece, l’uso delle creme solari è obbligatorio. Nei bambini tra i 6 mesi e i 3 anni vanno preferite quelle con fattore di protezione di almeno 50+ e filtri fisici che non penetrano all’interno della pelle e non si associano, quindi, all’assimilazione di sostanze che potrebbero avere effetti collaterali a lungo termine. Dopo i 3 anni si possono eventualmente usare quelle con fattore di protezione 30+. Bisogna, però, sempre considerare il fototipo del bambino: più è chiaro e più è bene usare una protezione alta.
Va poi ricordato che la crema va applicata già 20 minuti prima dell’esposizione al sole e riapplicata ogni due ore. Anche nel caso in cui si tratti di protezioni ‘water resistant’ è bene rispalmare la crema dopo aver fatto il bagno perché quando si friziona il bambino con l’asciugamano, si porta via gran parte della crema protettiva.
È bene che il bambino indossi cappello e maglietta?
Quando il bambino gioca in spiaggia è buona regola fargli indossare un cappellino, a patto però che sia molto leggero, meglio se di paglia bucherellato. Diversamente può trattenere il calore con il rischio che si surriscaldi la testa.
Una maglietta di cotone può essere utile perché diminuisce il rischio di scottature, però non basta: sulla pelle va comunque applicata la crema solare protettiva. A meno che non si scelga una maglietta realizzata in tessuto specifico efficace quale schermo solare.
Cosa sono e come evitare le malattie da calore?
Il caldo intenso, associato ad altri fattori peggiorativi (umidità, luoghi chiusi, scarsa aerazione, vestiti spessi) può essere causa di patologie da calore quali crampi da calore, esaurimento da calore o colpo da calore, specie in età pediatrica. Per evitarle è importante: educare i bambini a bere sempre molto prima e durante l’attività fisica praticata nella stagione estiva e quando sono esposti al sole per molto tempo, anche se non hanno sete; far indossare abiti larghi, di colore chiaro e cappelli leggeri nelle giornate molto calde; utilizzare creme solari protettive e bagnare frequentemente la testa e la nuca con acqua fresca se esposti al caldo per molto tempo; nei giorni caldi o umidi, limitare l’attività fisica all’aperto durante le ore più calde; educare i bambini ad andare in luoghi freschi riparati dal sole, e riposarsi e idratarsi immediatamente ogni volta che si sentono surriscaldati.
Cosa succede se il bambino beve l’acqua di mare o ingerisce della sabbia?
L’acqua di mare è tossica per l’organismo per via del suo alto contenuto di sale. In più, se il mare è inquinato può contenere agenti infettivi che possono causare vari problemi, primo tra tutti una forma di gastroenterite, i cui sintomi tipici sono nausea, vomito, diarrea, in presenza dei quali bisogna prontamente rivolgersi a un pediatra. E’ ovvio, però, che una piccola quantità d’acqua salata ingerita non può creare particolari danni. È consigliabile, comunque, quando succede, porgere al bambino dell’acqua dolce, utile per eliminare la quantità di sale contenuta nell’acqua marina assunta.
Stesso discorso per quanto riguarda la sabbia, i rischi nell’ingerirla possono essere legati alla presenza di corpi estranei o al fatto di poter contenere germi e batteri che possono causare infezioni gastrointestinali. Di solito, però, piccole quantità di sabbia non si associano a grandi problematiche.
Quali indicazioni seguire per quanto riguarda l’alimentazione?
È importante bere tanta acqua ed evitare le bevande gassate. Questa è, infatti, la prima regola per evitare l’insorgenza di disidratazione e ‘colpi di calore’, soprattutto nei bambini più piccoli che sono maggiormente a rischio quando ci si trova in zone calde, ancor di più se con clima umido. Se il bambino non gradisce l’acqua, a partire dai 3 anni si può somministrare del thè preparato in casa. È poi importante dar da mangiare ogni giorno frutta di stagione. A pranzo, soprattutto in spiaggia, preferire piatti unici e leggeri, che possano sostenere il bambino nelle attività quotidiane senza appesantirlo eccessivamente.
Sì al gelato ma non tutti i giorni. Quelli alle creme non andrebbero consumati più di 2-3 volte a settimana, il consiglio è di alternarli con ghiaccioli e sorbetti alla frutta.
Vacanze in montagna, che altitudini si possono raggiungere?
Con i lattanti è meglio non superare i 1.500 metri restando entro i 2.000 metri fino al compimento di 1 anno d’età. Con i ragazzi poi si può anche arrivare a 3.000 metri.
È bene ricordare che a un’altitudine moderata (tra i 1.600 e i 2.000 metri) ci sono delle condizioni climatiche e ambientali che aiutano a respirare meglio chi soffre di asma. Dopo i 1.600 metri poi i pollini calano sia come durata che come quantità e dunque chi è allergico ne giova.
In casa o in macchina si può usare l’aria condizionata anche in presenza di neonati?
Assolutamente sì, l’importante è tenere una temperatura costante sui 24-25 gradi e usare il deumidificatore. La temperatura va mantenuta costante in tutti gli ambienti perché è il passaggio da una stanza all’altra che potrebbe, eventualmente, dar fastidio al bambino.
Stessa cosa vale per la macchina: temperatura sui 24-25 gradi mantenendo il finestrino un po’ aperto per evitare che l’abitacolo diventi troppo freddo.