Mamme equilibriste, Save the Children: la difficile maternità in Italia (Foto Francesco Alesi per Save the Children)

Mamme equilibriste, fra famiglia e lavoro, e anche molto affaticate. Se molto si parla di crisi delle nascite e di un’Italia che fa sempre meno bambini, non sembra altrettanto forte l’attenzione che si pone alla condizione della maternità, che sconta ancora un gap di genere fortissimo nel mercato del lavoro, una povertà diffusa, carenza di servizi per la prima infanzia.

In vista della “Festa della mamma” e per l’ottavo anno consecutivo, Save the Children diffonde il rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2023”. Fra i contenuti del dossier c’è la persistenza del divario di genere nel lavoro e nella cura familiare, il vissuto difficile delle mamme tra parto e conciliazione dei carichi, il divario tra le regioni più o meno amiche delle mamme, con quelle del sud in fondo alla classifica, sono fra i principali contenuti del rapporto.

Gap di genere e lavoro

Famiglie e mamme vivono contesti difficili. Il 12,1% delle famiglie con minori in Italia (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta, e 1 coppia con figli su 4 è a rischio povertà.

Il mercato del lavoro sconta ancora un gap di genere fortissimo. Nel 2022, pur segnando una leggera decrescita, il divario lavorativo tra uomini e donne si è attestato al 17,5%, ma è ben più ampio in presenza di bambini. Le madri non solo lavorano meno, ma si dimettono più spesso dal lavoro e sono costrette a farlo per la difficoltà di conciliare vita e lavoro – gli uomini invece, quando si dimettono, lo fanno per un cambiamento o un avanzamento di carriera.

Dal rapporto Le Equilibriste emerge così che nella fascia di età 25-54 anni se c’è un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% di quello dei papà, e con due figli minori scende fino al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%), con un divario che sale a 34 punti percentuali. Pesano anche, e molto, differenze geografiche e titolo di studio: nel Mezzogiorno l’occupazione delle donne con figli si arena al 39,7%, contro il 71,5% del Nord.

Quando il lavoro per le donne c’è, un terzo delle occupate ha un contratto part-time: 32% dei casi contro il 7% degli uomini. Se ci sono figli minorenni la quota sale al 37%, a fronte del 5,3% dei padri, e con una metà quasi di queste mamme ovvero il 15%, che si è vista costretta ad un part-time involontario, che non ha scelto.

I dati sulle dimissioni (fonte Ispettorato Nazionale del Lavoro) dicono che nel 2021, delle 52.436 convalide totali, il 71,8% si riferiscono a donne (madri) e il 28,2% a uomini (padri). Tra gli uomini il 78% delle dimissioni è legato al passaggio ad altra azienda e solo il 3% alla difficoltà di conciliazione tra lavoro e attività di cura, mentre per le donne questa difficoltà rappresenta complessivamente il 65,5% del totale delle motivazioni.

 

Foto Francesca Leonardi per Save the Children

Italia, maternità difficile

Anche l’esperienza della maternità mostra le difficoltà di un paese che non ha un modello paritario dentro e intorno alla famiglia. In una indagine realizzata da Ipsos per Save the Children e contenuta nel rapporto “Le Equilibriste”, emerge che “nonostante il sentimento di gioia per la maternità sia quello prevalente nella grandissima maggioranza delle madri, il 43% delle stesse dichiara di non desiderare altri figli. Tra le cause segnalate vi è per il 40% fatica, per il 33% difficile conciliazione lavoro/famiglia, la mancanza di supporto per il 26% delle intervistate e la scarsità dei servizi per il rimanente 26%”.

Spiega Antonella Inverno, Responsabile Politiche Infanzia e Adolescenza di Save the Children Italia: «La condizione lavorativa delle donne, e in particolare delle madri, nel nostro Paese è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà, a cui si aggiungono la carenza strutturale di servizi per l’infanzia, a partire dalla rete di asili nido sul territorio, e la mancanza di politiche per la promozione dell’equità nel carico di cura familiare. L’Italia è un paese a rischio futuro, e se è vero che il trend di denatalità non può essere invertito velocemente, è ancor più vero che è quanto mai urgente invertire il trend delle politiche a sostegno della genitorialità per non perdere altro tempo prezioso».

Per sostenere la maternità e dunque avere altri figli, le madri segnalano quale sostegni utili un assegno unico più consistente o la possibilità di asili nido gratuiti, ma anche un piano di assistenza personalizzato sulle esigenze specifiche della famiglia, un’assistenza domiciliare pubblica o un sostegno psicologico pubblico che accompagni le madri nei primi mesi di vita.

Dall’indagine Ipsos emerge inoltre che “le mamme di bambine e bambini tra 0 e 2 anni testimoniano un chiaro vissuto di solitudine e fatica, dall’evento del parto alla ricerca di un nuovo equilibrio nella vita familiare e lavorativa”.

In ospedale, se la qualità dell’assistenza sanitaria è considerata buona dall’81% delle intervistate, 1 donna su 2 non si è sentita accudita sul piano emotivo e psicologico, e al ritorno a casa in molte non si sono sentite supportate dai servizi pubblici come l’assistenza domiciliare (58%) e i consultori familiari (53%).

Le regioni amiche delle madri

Lo studio comprende anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’ISTAT per Save the Children, una classifica delle Regioni italiane stilata in base alle condizioni più o meno favorevoli per le mamme.

“È la Provincia Autonoma di Bolzano a guidare questa particolarissima classifica dei territori amici delle madri, seguita da Emilia Romagna e Valle D’Aosta, mentre le condizioni più sfavorevoli per le mamme si registrano in Basilicata, preceduta appena in fondo alla classifica da Sicilia e Campania”.


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