
Vendite al dettaglio, a marzo più 5,8% in valore e meno 2,9% in volume (Foto di Squirrel_photos da Pixabay)
Vendite al dettaglio, a marzo più 5,8% in valore e meno 2,9% in volume
A marzo 2023 nel confronto annuale le vendite al dettaglio aumentano del 5,8% in valore e diminuiscono in volume del 2,9%. Alimentari a più 7,7% in valore e meno 4,9% in volume. I Consumatori: Paese fermo, gli italiani spendono di più per comprare di meno
A marzo 2023 le vendite al dettaglio sono ferme sul mese precedente, con un calo in volume. Nel confronto annuale, invece, le vendite al dettaglio aumentano del 5,8% in valore e diminuiscono in volume del 2,9%. L’andamento è analogo sia per le vendite dei beni alimentari (+7,7% in valore e -4,9% in volume), sia per quelle dei beni non alimentari (+4,1% in valore e -1,3% in volume). Nel confronto mensile la variazione è nulla in valore, mentre il calo in volume è dello 0,3%.
L’andamento delle vendite al dettaglio
Spiega l’Istat: “Nel primo trimestre del 2023, rispetto al trimestre precedente, sono in aumento le vendite in valore mentre sono pressoché stazionarie o in lieve calo quelle in volume, sia per i beni alimentari sia per quelli non alimentari. Nello stesso periodo, su base tendenziale, prosegue l’andamento degli ultimi mesi: per entrambi i comparti di vendita a un aumento in valore delle vendite si contrappone una flessione dei volumi, dovuta soprattutto all’andamento delle vendite dei beni alimentari. Tutte le forme distributive sono in crescita, più sostenuta per la grande distribuzione e il commercio elettronico”.
Per quanto riguarda i beni non alimentari, ci sono variazioni tendenziali positive per tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2,0%). Gli aumenti maggiori riguardano Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+8,4%) e Prodotti di profumeria, cura della persona (+8,3%).
Nel confronto annuale le vendite al dettaglio aumentano per tutte le forme di vendita: la grande distribuzione (+7,8%), le imprese operanti su piccole superfici (+3,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+4,6%) e il commercio elettronico (+10,3%).
UNC: il paese è fermo
Di fronte a questi dati l’Unione Nazionale Consumatori sottolinea vendite alimentari che precipitano di oltre il 10% se confrontate con marzo del 2021. Gli italiani, dice l’UNC, sono “costretti a una cura dimagrante” e spendono 276 euro in meno di spesa.
«Il Paese è fermo. Nonostante l’inflazione sia sempre al galoppo, le vendite in valore restano al palo – afferma Massimiliano Dona, presidente UNC – Ancora più preoccupanti i dati depurati dall’effetto ottico dei prezzi. Prosegue la cura dimagrante degli italiani. Una dieta forzata dovuta ai prezzi lunari, rincari che ora sono ingiustificati, frutto di speculazioni belle e buone. Le vendite alimentari in volume precipitano del 4,9% su marzo 2022. Traducendo in euro questa diminuzione di volumi consumati, si può stimare che le spese alimentari sono scese in media di 276 euro a famiglia a prezzi del 2021».
Secondo lo studio dell’associazione, se le vendite alimentari in volume scendono del 4,9% su marzo 2022, rispetto a marzo 2021 crollano del 10,8%, -7,7% su marzo 2020, mese già di pandemia.
Codacons: le famiglie spendono di più per acquistare di meno
I dati sulle vendite al dettaglio dell’Istat, commenta a sua volta il Codacons, dimostrano l’impatto del caro prezzi sulle abitudini degli italiani.
«Le famiglie spendono sempre di più per acquistare meno», dice il presidente Carlo Rienzi.
«Anche a marzo le vendite registrano l’ennesimo crollo verticale in volume, con una contrazione su base annua del -2,9% a fronte di un aumento in valore addirittura del +5,8% – dice il Codacons – Questo significa che, al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano in volume per complessivi 21,8 miliardi di euro annui, con una minore spesa pari in media a -848 euro a famiglia».

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