
Qualità dei servizi pubblici? Legge non applicata
Il pomeriggio della prima giornata della Sessione Cncu-Regioni, in corso a Milano, si è aperto con la tavola rotonda sull’attuazione della qualità nei servizi pubblici. La sede del dibattito è quella storica per i consumatori e gli ingredienti ci sono tutti per entrare nel vivo della questione.
Si parte dall’analisi del comma 461 della legge Finanziaria 2008. “Questa norma è una pietra miliare per i consumatori in tema di servizi pubblici locali e di garanzie – ha detto Gianfrancesco Vecchio, Direttore generale per il mercato, la concorrenza, i consumatori, la vigilanza e la normativa tecnica del Ministero dello Sviluppo economico – Il comma iniziale chiarisce gli obblighi, per gli enti locali, che devono essere inclusi nei contratti di servizio: emanare una carta di servizio, consultare le Associazioni dei consumatori, prevedere un sistema di monitoraggio permanente. La norma non è priva di concretezza – ha aggiunto Vecchio – infatti è previsto che tutte queste attività vengano finanziate con un prelievo a carico del gestore del servizio e conferisce un forte riconoscimento delle Associazioni dei consumatori”.
“Ma la norma è poco e male applicata. Questo non vuol dire che è stato un fallimento, ma che siamo in un Paese che applica le norme a macchia di leopardo. In realtà, già in sé la norma ha tutto quel che serve, basta applicarla ed è necessario un impegno positivo”.
Le ragioni di questo ritardo? “Ci sono sicuramente forti responsabilità degli enti locali – ha detto Vecchio – ma io tendo a sottolineare anche alcune responsabilità delle Associazioni dei consumatori. Credo che la rappresentatività delle Associazioni dei consumatori non sia riconosciuta fino in fondo e vada recuperata. E sono le Associazioni stesse che devono porsi questo problema dal di dentro; spero che in questo convegno ci siano spazi per trovare alcune soluzioni”. Bisogna, infine, pensare ad un meccanismo di sanzioni e fare chiarezza sul soggetto preposto al controllo sull’applicazione della legge.
Il bilancio è quindi chiaro: a distanza di 4 anni dall’entrata in vigore della legge, solo due terzi dei territori italiani (quasi tutti al Nord) hanno applicato la norma e solo in alcuni casi hanno coinvolto attivamente le Associazioni dei consumatori. Sono dati che emergono da un’indagine, presentata oggi durante il dibattito. Ci sono due casi particolari, la Toscana e la Puglia che non hanno applicato in pieno la norma, ma hanno intrapreso un percorso diverso. In particolare la Toscana ha coinvolto il Comitato fin dall’inizio e si è arrivati a definire una legge degli ATO prevedendone uno per il servizio idrico e tre per i rifiuti con una conseguente netta diminuzione dei responsabili.
Quali sono, invece, le criticità principali emerse dall’indagine? La maggior parte dei contratti di servizio è stata stipulata prima dell’entrata in vigore della legge, che si applica esclusivamente ai nuovi contratti di sevrizio e le carte dei servizi sono state redatte, in molti casi, senza il coinvolgimento delle Associazioni dei consumatori.
