Le parole del consumatore: greenwashing (Foto Pixabay)

Ambientalismo di facciata, una metaforica “verniciatura verde” per far credere che i prodotti siano ecologici e sostenibili, “greenwashing” in inglese. Di cosa stiamo parlando esattamente? Per greenwashing si intende una strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo (Fonte: Treccani).

Da tempo denunciato dagli ambientalisti, il Parlamento europeo ha emesso ieri 17 gennaio una direttiva contro questa pratica ingannevole.

«Le pratiche di Greenwashing ovvero dichiarazioni ambientali ingannevoli» così come recita il testo redatto dal Parlamento europeo, presentano campagne pubblicitarie esagerate e senza dati che supportino quanto dichiarato. Ad esempio, affermano che il packaging del proprio prodotto è fatto da materiali 100% riciclabili o che le sedi dell’azienda sono state progettate per garantire zero emissioni. Ma quali sono le conseguenze di questa tecnica fraudolenta? La direttiva del Parlamento europeo spiega «i consumatori acquistano prodotti che non durano quanto potrebbero o dovrebbero». Altro pericolo è la mancanza di un’azione concreta per proteggere il pianeta. Le aziende, infatti, potrebbero accontentarsi dei messaggi pubblicitari e non impegnarsi realmente sulla questione ambientale.

Sarà incoraggiata una concorrenza commerciale più ecosostenibile

Con la direttiva promulgata il 17 gennaio, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno regolamentato l’uso di marchi di sostenibilità e dichiarazioni ambientali.  «La garanzia che le asserzioni ambientali sono eque, comprensibili e affidabili consentirà agli operatori economici di operare su un piano di parità e permetterà ai consumatori di scegliere prodotti che siano effettivamente migliori per l’ambiente rispetto ai prodotti concorrenti. Sarà così incoraggiata la concorrenza conducendo a prodotti più ecosostenibili, con conseguente riduzione dell’impatto negativo sull’ambiente» recita ancora il testo del decreto.

Saranno quindi autorizzati solo marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazioni approvati da autorità pubbliche ed etichettatura provvista di dati sicuri. La nuova norma vieta anche l’uso di informazioni infondate sulla durata del prodotto, dichiarazioni false sulla sua reperibilità e sui tempi di sostituzione.

 

di Sofia Cimorelli


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)