Fumatori in quarantena, lo stress aumenta il consumo di sigarette
Lo stress da coronavirus fa aumentare il consumo di sigarette. I fumatori in quarantena hanno fatto scorte e fumato di più, anche se qualcuno ha provato a smettere
Lo stress da lockdown fa correre alla sigaretta. I fumatori in quarantena si sono ritrovati a fare scorte di sigarette e prodotti a base di tabacco e nicotina per non farsi trovare impreparati con la chiusura dei negozi (lo ha fatto il 31% in Italia). Il 27% ha fumato di più durante la quarantena. C’è anche da dire che qualcuno ha cercato di smettere. Il 37% dei fumatori tradizionali ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown anche se solo 18% ha effettivamente provato a farlo.
In quarantena si fuma di più
Il focus italiano sui fumatori in quarantena è parte di una più ampia ricerca fatta da Nielsen, commissionata dalla Fondazione Smoke-Free World, che ha preso in analisi i comportamenti dei consumatori di tabacco e nicotina per capire come abbiano affrontato questa crisi, considerando le ripercussioni sia sulla salute fisica che mentale.
Il sondaggio è stato condotto in Italia, Regno Unito, India, Sud Africa e Stati Uniti (New York e California), paesi e regioni che hanno velocemente imposto regole ferree per tenere la popolazione in casa e rallentare la diffusione del Covid-19. Gli intervistati sono fumatori di sigarette tradizionali o altri prodotti che prevedono la combustione del tabacco e utilizzatori di sigarette elettroniche. Il sondaggio, che ha coinvolto circa 6800 consumatori nei cinque paesi, ha evidenziato che quasi il 40% dei fumatori ha aumentato il consumo di questi prodotti nel periodo preso in analisi (dal 4 al 14 aprile).
Fumatori in quarantena, fra scorte e dipendenza
Milioni di consumatori, per far fronte allo stress, hanno fumato e svapato di più.
«Molti degli intervistati hanno citato nicotina e tabacco come mezzi ricorrenti per far fronte allo stress già prima della pandemia (Stati Uniti, 69%; Regno Unito, 68%; Italia, 48%; Sudafrica, 66%; India, 58%) – dice il sondaggio – Di conseguenza, in tanti hanno mantenuto o aumentato il livello di consumo di questi prodotti durante questo periodo di restrizioni (Stati Uniti, 57%; Regno Unito, 44%; Italia, 45%; Sudafrica, 64%; India, 74%)».
Ci sono state anche abitudini più salutari. In tutti i Paesi, circa il 45% degli intervistati ha riferito di ricorrere normalmente all’attività fisica per affrontare stress e ansia.
In pandemia si è fatta strada l’idea di smettere con sigarette e nicotina. Molti fumatori hanno preso in considerazione di smettere completamente di fumare (Italia, 37%, Sudafrica, 51%; Regno Unito, 37%; Stati Uniti, 41%) ma molti meno hanno provato a farlo davvero (Italia, 18%; Sudafrica, 36%; Regno Unito, 21%; Stati Uniti, 27%).
Fumatori in Italia, più sigarette per il 27%
E in Italia come è andata? Quasi la metà degli intervistati (48%) usa normalmente tabacco e nicotina come strumenti per far fronte a stress e ansia e il mix di pandemia e lockdown non ha fatto eccezione: il 27% ha fumato di più durante la quarantena. Altre attività utilizzate per combattere lo stress sono state esercizi fisici (45%) e bricolage (36%). Il 13% ha fatto ricorso all’alcol.
Fra i fumatori italiani c’è stato un aumento degli acquisti dettati dal panico. Si è insomma fatto scorte di sigarette e tabacco.
«Un terzo dei fumatori tradizionali (33%) e il 38% degli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto – dice il sondaggio – hanno acquistato di più rispetto al periodo precedente al lockdown per paura della chiusura dei negozi di riferimento, della scarsa disponibilità di prodotti e della difficoltà a uscire di casa».
Il coronavirus ha aperto la strada alla possibilità di smettere di fumare, idea che è venuta a quasi quattro fumatori su dieci, anche se in pochi hanno davvero provato a farlo. Il 37% dei fumatori tradizionali ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown ma solo il 18% ha effettivamente provato a farlo. Più virtuosi sembrano i giovani: quasi la metà (il 47% di chi ha dai 18 ai 24 anni) ha considerato la possibilità di smettere col fumo e il 34% ci ha davvero provato.
«I risultati della ricerca evidenziano come per i fumatori le sigarette siano ancora un rimedio essenziale per combattere lo stress, l’ansia e la paura generata dall’epidemia di covid-19 e dal conseguente lockdown. Speravamo che tanti potessero provare a smettere di fumare durante la quarantena, ma purtroppo questo non è successo. Non sono sorpreso – ha detto Riccardo Polosa, Fondatore e Direttore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università degli Studi di Catania – Per un fumatore è difficile bloccare il bisogno compulsivo di fumare, soprattutto quando c’è da gestire una situazione di particolare stress».