Pfas, frutta e verdura sempre più contaminate dagli “inquinanti eterni”
Uno studio del Pesticide Action Network Europe rivela che frutta e verdura non bio coltivate in Europa sono sempre più contaminate da Pfas
Pfas sempre più presenti su frutta e verdura in quello che viene denunciato come “raccolto tossico”. Il 37% delle fragole, il 35% delle pesche e il 31% delle albicocche non bio risultano contaminate da Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche note anche come fover chemicals, inquinanti per sempre.
In 10 anni la presenza di Pfas nella frutta e verdura consumata nell’Unione Europea è esplosa. Secondo lo studio “Toxic Harvest” (raccolto tossico, appunto) del Pesticide Action Network (Pan) Europe e dei suoi associati, tra il 2011 e il 2021 è più che raddoppiato il numero di campioni di frutta e verdura contenenti almeno un residuo di Pfas.
«Il nostro studio rivela un’esposizione deliberata, cronica e diffusa dei consumatori europei a cocktail di pesticidi Pfas in frutta e verdura», ha detto Salomé Roynel, policy officer di Pan Europe. (Fonte: Cambialaterra).
Pfas soprattutto nella frutta estiva
Lo studio ha trovato fino a quattro diversi pesticidi Pfas in un singolo campione di fragole e uva da tavola e fino a tre in pesche e albicocche. In media è minore e pari al 12% la percentuale di verdure non bio coltivate in Europa e contaminate da residui di pesticidi Pfas rispetto alla frutta ma alcune verdure sono contaminate con la stessa frequenza della frutta di punta (cicoria: 42%; cetrioli: 30%).
Lo studio, che si basa sull’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti negli Stati membri, dimostra che la frutta non biologica, soprattutto quella estiva, è la più frequentemente contaminati da residui di pesticidi Pfas.
Il numero di prodotti ortofrutticoli europei in cui sono stati rilevati residui di pesticidi Pfas, spiega l’analisi di Pan Europe, è quasi triplicato tra il 2011 e il 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura. E con percentuali molto più alte per alcuni singoli Stati.
La ricerca – condotta su 278.516 campioni di frutta e verdura – ha mostrato che i più contaminati sono i frutti estivi come le fragole (37%), le pesche (35%) e le albicocche (31%) che spesso arrivano a contenere 3 o 4 diversi Pfas. Per gli ortaggi l’aumento è del 247% in dieci anni, con l’indivia (42%) e i cetrioli (30%) che registrano i valori più alti nel 2021.
Nel 2021, gli Stati membri che hanno prodotto frutta e verdura più frequentemente contaminati da residui di pesticidi Pfas sono stati i Paesi Bassi (27%), Belgio (27%), Austria (25%), Spagna (22%) e Portogallo (21%). Tra la frutta e la verdura importate, quelle che con maggiore probabilità contenevano residui di pesticidi Pfas provenivano da Costa Rica (41%), India (38%), Sud Africa (28%), Colombia (26%) e Marocco (24%). L’Italia è assente perché non inclusa nel monitoraggio.
Nel 2021, le sostanze attive PFAS rilevate più spesso nei prodotti coltivati in Europa contaminati sono state il fungicida fluopyram, l’insetticida flonicamid e il fungicida trifloxystrobin.
Pfas, inquinanti per sempre
I Pfas, acronimo inglese di “perfluorinated alkylated substances”, nascono negli anni ’40 come composti chimici detti “di sintesi”. Sono sostanze idrorepellenti e oleorepellenti quindi hanno avuto un ampio uso da parte dell’industria per le loro priorità antiaderente, antimacchia, idrorepellente e impermeabilizzante. Si trovano ormai dappertutto, dalle pentole antiaderenti, a indumenti e scarpe impermeabili, fino ad alcuni imballaggi alimentari, pesticidi e acque del rubinetto (Fondazione Veronesi).
Dette anche forever chemicals, sono difficilmente biodegradabili, permangono nell’ambiente e sono associate a numerosi problemi per la salute umana. Sono infatti collegate a una serie di gravi problemi di salute, tra cui cancro, infertilità, difetti congeniti e disturbi del sistema immunitario. Contaminano l’ambiente e finiscono anche nel sangue umano, come ha dimostrato una recente iniziativa dell’European Environmental Bureau.
Di solito citati per il loro impiego nei rivestimenti antiaderenti delle padelle, sono in realtà utilizzati in numerosi settori: dal tessile alla cosmesi passando per l’industria. E, come evidenzia il rapporto Pan, “oggi sempre più spesso vengono impiegati anche nel settore agricolo aggiungendoli come additivi ai prodotti antiparassitari – spiega la campagna Cambialaterra – Spruzzati direttamente sulle colture alimentari, possono rendere frutta e verdura fresca una via di esposizione a queste sostanze diretta e sistematica”.
Afferma il Pesticide Action Newtork: “Il continuo accumulo di Pfas nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare, insieme ad altre sostanze chimiche o “cocktail chimici”, comportano rischi a lungo termine per la salute umana e l’ambiente. È urgente vietare l’uso dei pesticidi Pfas per frenare l’esposizione dei cittadini europei ai pesticidi Pfas e proteggere la salute dei cittadini, compresa quella dei gruppi più vulnerabili, come le donne incinte, i neonati e i bambini”.