Liste di attesa infinite e agende chiuse, così collassa la Sanità pubblica
Liste di attesa infinite, strutture troppo lontane, agende di prenotazione bloccate, tempi che non rispettano l’urgenza della ricetta. Indagine Altroconsumo: la metà dei pazienti si rivolge al privato e chi non può rinuncia a curarsi
Attese di mesi e mesi per prenotare una visita medica. Strutture ospedaliere troppo lontane e appuntamenti prenotabili solo a centinaia di chilometri. Agende di prenotazione bloccate. Attese che non rispettano le classi di priorità sulla ricetta. “Ricetta con prescrizione di TAC entro 10 giorni, ho prenotato il primo posto disponibile a più di 2 mesi di distanza”, denuncia un paziente.
Scelta forzata (per chi può pagare) delle strutture sanitarie private. “Al Cup prima mi dicevano di non avere disponibilità e di non poter quindi rispettare l’urgenza della ricetta (…) per poi scoprire che in intramoenia c’era disponibilità a pagamento anche per il giorno seguente nella struttura a me più comoda”.
Sono solo due delle testimonianze raccolte da Altroconsumo, che ha svolto un’indagine sulle liste di attesa nel Servizio sanitario nazionale.
Liste di attesa e rinuncia alle cure per il 7,6% della popolazione
Nessuna buona notizia e nessun segnale di miglioramento per un fenomeno che spinge verso il privato chi può. Gli altri rinunciano alle cure. Secondo l’Istat sono 4 milioni e mezzo le persone che nell’ultimo anno hanno rinunciato a visite mediche o accertamenti diagnostici per liste di attesa e problemi economici.
Altroconsumo ha intervistato oltre 1.100 cittadini: in 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame nel corso dell’ultimo anno. Molti si vedono costretti a rivolgersi ai privati con costi elevati e a pagare di tasca propria oppure a rinunciare alle cure.
Ma quali sono più i problemi riscontrati? Per ben due terzi degli intervistati, le attese troppo lunghe, spesso oltre le urgenze indicate sulla ricetta, ma per tanti anche le strutture ospedaliere troppo lontane. Altro fenomeno sono gli appuntamenti che non sono disponibili per via delle agende di prenotazione chiuse (fenomeno peraltro illegale). Ma non solo: Cup difficili da contattare, ricette che scadono, controlli che saltano.
«La crisi in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale è sotto gli occhi di tutti da tempo poiché è stato, nel corso degli anni, gravemente sottofinanziato da tutte le forze politiche e cause più recenti ne hanno accelerato il collasso, in primis la pandemia di Covid 19», spiega Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo.
Rimangono risposte politiche inadeguate e una realtà che invece è restituita dai numeri.
Prosegue Cavallo: «Un dato valga per tutti: secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nel 2023 sono circa 4,5 milioni i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. Si tratta del 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019. E ciò che è ancora più preoccupante è il fatto che il trend di spesa per la sanità – in percentuale sul Pil – è previsto calare nei prossimi anni, un segnale evidente di come la situazione non potrà certo migliorare, ma semmai peggiorare ulteriormente».
Visite specialistiche, chi le ha viste?
I problemi più diffusi sono con la prenotazione delle visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute): in particolare, le visite più citate sono quella oculistica (circa 180 segnalazioni) e dermatologica (circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei).
Tra gli esami più segnalati ci sono ecografie soprattutto dell’addome, della tiroide, della mammella e della spalla (circa 150), risonanze magnetiche, Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25).
La maggior parte degli intervistati denuncia lunghe liste di attesa e l’impossibilità per tanti di fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico anche in presenza dell’urgenza sulla ricetta.
Colpisce poi, spiega Altroconsumo, il fatto che circa un quarto delle segnalazioni (263) riguardi “l’impossibilità di prenotare una visita o un esame per via delle agende chiuse: una pratica che è vietata dalla legge”.
Altro problema sono le disponibilità di appuntamenti in strutture distanti anche oltre 100 km da casa e difficoltà nel contattare il Cup.
Ci sono liste di attesa anche per i ricoveri.
“Dei 1.100 intervistati, in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni – spiega Altroconsumo – Poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesa di sapere quando verranno chiamate”.
La spinta forzata verso il privato
Se la sanità pubblica non funziona e non risponde alla domanda dei pazienti, la spinta (inevitabile o deliberata?) è verso le strutture private. Metà degli intervistati che ha avuto problemi alla fine si è rivolta al privato.
“Le strutture private, tuttavia, non possono rappresentare – denuncia Altroconsumo – la soluzione al problema delle liste d’attesa: intanto perché implicano una spesa da parte dei cittadini che si dovrebbe poter evitare, poiché la salute è un diritto costituzionale e tutti contribuiscono con le proprie tasse al finanziamento del SSN. Al contrario si tratta invece di un costo che sta diventando sempre più insostenibile per gli italiani”.
L’alternativa è aspettare infiniti mesi per una visita oppure rinunciare a curarsi – è quello che sono costretti a fare un decimo delle persone intervistate dall’associazione.
Spiega Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione GIMBE: «Indubbiamente, i tempi di attesa costituiscono una delle principali criticità del SSN con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi, come ad esempio la necessità di ricorrere alle strutture private o la migrazione sanitaria, sino alla rinuncia alle cure. Si tratta di un problema che da sempre affligge il nostro SSN, ma che negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante la pandemia COVID-19. Tuttavia, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa previste nell’ultima Manovra sono state guidate da una logica “prestazionistica”, senza alcun provvedimento mirato a monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prestazioni. Inoltre, il potenziamento dell’offerta è stato “scaricato” di fatto sul tempo, sempre più esiguo, dei professionisti sanitari. Infine, l’aggiornamento del nuovo Piano Nazionale Governo Liste di Attesa, scaduto nel 2021, è ancora in progress».
confermo le agende chiuse e le attese eterne, negli ultimi mesi abbiamo speso molto e nel privato, obtorto collo. ricordo inoltre che ora ai medici è stato dato un time limit nella durata delle visite, che le rende affrettate e poco curate.