Frequenze TV, una petizione per chiederne la vendita all’asta
Il concorso di bellezza per le frequenze televisive del digitale terrestre, meglio conosciuto come beauty contest, viene ormai tirato in ballo spesso e per vari motivi.
Uno di questi è sicuramente la differenza con l’asta a pagamento con cui sono state assegnate, invece, le frequenze telefoniche: in quel caso le principali compagnie telefoniche hanno presentato un’offerta al Ministero dello Sviluppo Economico e, grazie al meccanismo del rilancio, chi ha pagato di più si è aggiudicato la frequenza. Per quelle televisive il Governo ha deciso di assegnarle gratuitamente.
Molti si chiedono il perché e qualcuno propone un’asta a pagamento anche per queste frequenze, visto il momento di crisi economica: le frequenze televisive fanno parte, infatti, del patrimonio pubblico e apporterebbero risorse per diversi miliardi di euro; il loro valore sul mercato è di circa 16 miliardi.
Ma c’è un’altra questione: dopo che Sky ha deciso di uscire dalla gara gli unici concorrenti rimasti sono Rai e Mediaset, da decenni protagonisti del duopolio televisivo italiano. In sostanza la loro posizione di dominio si estenderà anche nel nuovo contesto digitale. Un pericolo che incombe sin dal 2005, all’epoca dell’introduzione della legge Gasparri.
Altroconsumo paventa questo pericolo e lancia una petizione: il nuovo Governo e, in particolare, il Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera hanno ora la possibilità di dimostrare che vogliono per il futuro nel nostro Paese un sistema televisivo con più concorrenza, aperto e libero. Per questo Altroconsumo insieme a Femi (Federazione media digitali indipendenti) hanno inviato al Ministro una formale istanza perché il Governo si ravveda completamente sulla procedura di questa gara, annullandola e avviando al suo posto un’asta pubblica come si è fatto con le frequenze per la banda larga di internet mobile.
Firmando la petizione, oltre ad evitare di rafforzare ulteriormente il duopolio Rai-Mediaset anche nel nuovo contesto digitale, il Governo dimostrerebbe di non voler chiedere, nell’attuale situazione di grave crisi economica, sacrifici solo ai cittadini, esigendo il dovuto per la concessione delle frequenze digitali da Rai, Mediaset e ogni altro operatore che vorrà aggiudicarsele. Di questi tempi, l’Italia non si può certo permettere di rinunciare a qualche miliardo di entrate nelle casse dello Stato.
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