
Gli Hikikomori e l'isolamento sociale volontario, un fenomeno diffuso (foto Pixabay)
Gli Hikikomori e l’isolamento sociale volontario, un fenomeno diffuso
Secondo Hikikomori Italia, è possibile ipotizzare che ci siano, in Italia, tra i 100mila e i 200mila casi di isolamento sociale volontario. Save The Children analizza il fenomeno e spiega come riconoscere i primi campanelli d’allarme
La pressione e il disagio possono spingere alcuni giovani all’isolamento sociale. “Il termine “Hikikomori” significa letteralmente “stare in disparte” – spiega Save The Children in un approfondimento dedicato – e viene utilizzato per indicare coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da pochi mesi fino a diversi anni), chiudendosi in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno, a volte nemmeno con i propri genitori”.
Un fenomeno drammatico, noto soprattutto in Giappone, che si sta diffondendo anche in Italia. Secondo Hikikomori Italia, infatti, nel nostro Paese è possibile ipotizzare che ci siano, ad oggi, tra i 100mila e i 200mila casi di isolamento sociale volontario.
Da uno studio realizzato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) è emerso che la tendenza all’autoisolamento riguarda l’1,8% degli studenti delle scuole medie e l’1,6% di quelli delle superiori. Inoltre, i giovani che presentano un rischio maggiore sono quelli che dichiarano di avere difficoltà a parlare con i propri genitori di questioni che li preoccupano.
Chi sono gli Hikikomori e come riconoscere i sintomi?
Come spiegato da Save The Children, gli Hikikomori rifiutano la vita sociale, scolastica o lavorativa per un periodo di almeno sei mesi, caratterizzato dalla mancanza di relazioni intime, ad eccezione di quelle con i parenti stretti. Il disagio viene manifestato in diversi modi: “stare in casa tutto il giorno, oppure uscire solo quando sono sicuri di non incontrare conoscenti, o addirittura vagare senza meta tutto il giorno facendo credere di essere andati a scuola”.
Inoltre, con le relazioni esterne ridotte al minimo, gli unici contatti che sviluppano sono attraverso l’uso di Internet. Sempre secondo lo studio dell’ISS, in Italia quasi 100mila adolescenti presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da Social Media.
La scelta di autoisolarsi – spiega ancora Save The Children – può avere gravi ripercussioni sulla vita degli/delle adolescenti. “La riluttanza a uscire di casa può essere dovuta a diverse cause tra cui: disturbi del sonno, depressione clinica, fobia sociale o altri tipi di disturbi d’ansia. Anche la dipendenza dai social network è stata ampiamente associata alla sindrome, poiché i giovani hikikomori finiscono per usarli come unico mezzo di comunicazione“.
Ma quali sono le cause del fenomeno? Secondo Hikikomori Italia, ci sono alcuni fattori che possono favorire la tendenza ad autoisolarsi: bullismo, sopraffazione, alte aspettative da parte degli adulti. In generale un/a giovane hikikomori ha la percezione di non riuscire a rispondere a tutte le richieste della famiglia e del mondo esterno; da qui l’impossibilità di gestire la pressione sociale e il confronto.
“Stare nella relazione con l’altro – spiega Save The Children – diventa troppo difficile, fino a sottrarsi allo stress della lotta e della competizione, chiudendosi in sé stesso/a e nella in solitudine“.
Pertanto, la scuola è il primo luogo che può aiutare ad identificare i primi campanelli di allarme. Ed è fondamentale riconoscerli da subito, prestando attenzione alle richieste di aiuto, incrementando i momenti di ascolto, di dialogo e incoraggiando i giovani a instaurare relazioni, soprattutto con i coetanei.

Scrive per noi

- Mi sono laureata in Scienze Internazionali con una tesi sulle politiche del lavoro e la questione sindacale in Cina, a conclusione di un percorso di studi che ho scelto spinta dal mio forte interesse per i diritti umani e per le tematiche sociali. Mi sono avvicinata al mondo consumerista e della tutela del cittadino nel 2015 grazie al Servizio Civile. Ho avuto così modo di occuparmi di argomenti diversi, dall'ambiente alla cybersecurity e tutto ciò che riguarda i diritti del consumatore. Coltivo da anni la passione per i media e il giornalismo e mi piace tenermi sempre aggiornata sui nuovi mezzi di comunicazione. Una parte della mia vita, professionale e non, è dedicata al teatro e al cinema.
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