L’andamento dell’economia della zona euro non ha finora risentito degli esiti dei referendum in Gran Bretagna e in Italia. Nel quarto trimestre del 2016 si prevede un aumento del Pil dell’Area Euro (+0,4%) e si prevede che la fase di crescita continuerà anche nel primo semestre del 2017. A spingere il motore della crescita sarà soprattutto la domanda interna: il miglioramento dei consumi delle famiglie beneficerebbe delle condizioni favorevoli del mercato del lavoro e dell’aumento del potere di acquisto, solo parzialmente limitato dalla ripresa dell’inflazione.Gli investimenti sono attesi continuare a crescere ad un ritmo sostenuto, supportati dalle condizioni favorevoli sul mercato del credito. Così prevede l’Istat nel suo Eurozone Economic Outlook di cui oggi sono stati resi i risultati di analisi.

“Dopo una decelerazione del PIL della zona euro nel secondo trimestre 2016 (+0,3% dopo il +0,5% nel primo trimestre 2016), l’output è aumentato con la stessa intensità anche nel terzo trimestre (+0,3%)”, sottolinea l’Istituto di statistica. Anche la produzione industriale è aumentata con lo stesso ritmo sia nel secondo sia nel terzo trimestre (+0,4%). Sono stati i consumi, privati e pubblici, a trainare la crescita visto che gli investimenti hanno subito una decelerazione nel terzo trimestre 2016 commercio e il commercio estero non ha fornito un contributo significativo. “Nell’orizzonte di previsione la produzione industriale è attesa crescere ad un ritmo quasi costante, sostenuta dalla ripresa degli investimenti e dal miglioramento della domanda estera”.

Secondo l’Istat la crescita dovrebbe essere particolarmente sostenuta in Germania, Francia e Italia.

Previsioni che nel complesso quindi sembrano essere sostanzialmente positive per l’intera area euro ma che lasciano perplesse le associazioni dei consumatori.

L’Unione Nazionale Consumatori infatti si dice preoccupata per il contesto economico del 2017. “Ci allarma la ripresa dell’inflazione che alla fine dell’anno ha già rialzato la testa”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’associazione. “Nel 2017, l’effetto della riforma del lavoro sembra destinato ad esaurirsi mentre il rialzo delle quotazioni del petrolio dopo l’accordo dei Paesi Opec per il taglio della produzione, ha già determinato una risalita dei prezzi dei beni energetici non regolamentati dell’1,1% in un solo mese”. Secondo Unc, la conseguenza immediata, in assenza di un incremento dell’occupazione e dei redditi, sarà che l’inflazione farà diminuire il potere d’acquisto delle famiglie. “In questo contesto, non bastano, quindi, i flebili provvedimenti presi nella legge di Bilancio appena entrata in vigore”, sottolinea Dona, “Servono politiche dei redditi, sostegno alle famiglie in difficoltà, liberalizzazioni”.


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