TopNews. Pitruzzella: contrasto a disuguaglianze e innovazione, il ruolo Antitrust
Contrasto alle diseguaglianze e ruolo nell’innovazione e nell’economia digitale quali sfide principali dell’Antitrust. Da un lato c’è la consapevolezza che l’azione dell’Antitrust può rappresentare un “mezzo efficace per contrastare le disuguaglianze”. Dall’altro la sfida posta dall’economia digitale che richiede alle Autorità garanti della concorrenza un intervento che “stimoli e non ostacoli l’innovazione”. Questi i due temi centrali che attraversano la relazione al Parlamento del presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella, l’ultima alla fine del suo settennato. Dunque occasione di un bilancio ampio dell’attività svolta dall’Autorità.
Sono stati anni, quelli che vanno dal 2011 a oggi, caratterizzata da quella che Pitruzzella definisce la “Grande Trasformazione” che ha investito economia, politica, istituzioni e che è stata alimentata da tre fattori: la crisi economica e finanziaria, la “quarta rivoluzione industriale, basata sulle tecnologie digitali”, e “il pieno sviluppo della globalizzazione”. In tutto questo si è rotto “l’equilibrio costituzionale” fra “democrazia, mercato e coesione sociale”. E questo ha portato nuovi impegni per l’Antitrust: “Alla tradizionale attenzione al benessere del consumatore e al mantenimento della struttura concorrenziale dei mercati”, spiega Pitruzzella, “si sono aggiunti nuovi obiettivi: lo stimolo all’innovazione, la spinta alla modernizzazione delle strutture dell’economia italiana per renderla più competitiva, i risparmi per i bilanci pubblici, il contrasto alle diseguaglianze attraverso la lotta alle rendite di posizione”. Hanno esiti sulle disuguaglianze, e a favore delle fasce più deboli della popolazione, ad esempio, i provvedimenti decisi dall’Antitrust sui prezzi dei farmaci, come la sanzione ad Aspen nel 2016 per “abuso di prezzi eccessivi” o l’intervento su Roche e Novartis nel caso dei farmaci Lucentis e Avastin.
L’altro grande campo di intervento dell’Antitrust è quello dell’innovazione e dell’economia digitale, a partire dalle necessità di garantire l’accesso ai servizi digitali e dunque una infrastruttura di rete a banda larga e fibra ottica, per continuare con il ruolo svolto dalle piattaforme online. Che spesso diventano “veri e proprio gatekeeper in grado di controllare l’accesso al mercato”. Altre volte subiscono invece la concorrenza dei settori tradizionali, come accade per le piattaforme della sharing economy. In quest’ambito il lavoro dell’Antitrust a garanzia della concorrenza è quello di bilanciare fra interessi e diritti dei lavoratori dei comparti tradizionali e quelli dei nuovi mercati (è il caso di Uber e MyTaxi, ad esempio) per “allargare le possibilità di scelta del consumatore”. Dice Pitruzzella: “Così come è doveroso approntare forme di tutela dei lavoratori impiegati in questi nuovi mercati, parimenti non possiamo ignorare i vantaggi offerti da tali piattaforme: allargano le possibilità di scelta del consumatore, offrono servizi innovativi, permettono l’impiego di risorse che altrimenti sarebbero sottoutilizzate, abbattono i prezzi, consentono l’accesso ai nuovi servizi a fasce di consumatori che non si rivolgono ai servizi tradizionali”.
C’è poi il grande capitolo dei Big, “il tema – spiega Pitruzzella – dell’immenso potere di mercato dei giganti del web – come Google, Amazon, Facebook e Apple – e della spinta alla creazione di nuovi monopoli”. Qui entra in gioco soprattutto il ruolo della Commissione europea ma, ha aggiunto il presidente Antitrust, “c’è uno spazio anche per le Autorità nazionali nell’ambito del network europeo della concorrenza”. Sostiene Pitruzzella: “Esiste la grande questione dei Big Data come fonte di potere di mercato delle imprese hi-tech, che possono utilizzare questa nuova risorsa per chiudere i mercati e bloccare l’innovazione che viene da nuovi attori”. L’Autorità è intervenuta sui giganti del web basandosi sui poteri di tutela del consumatore dalle pratiche scorrette. È stato il caso di WhatsApp, alla quale sono state contestate clausole vessatorie nei contratti con gli utenti e pratica commerciale aggressiva. “È stato affermato il principio – spiega Pitruzzella – secondo cui un servizio, pur apparentemente gratuito, che però comporta la cessione di dati personali poi utilizzati a fini commerciali, implica l’esistenza di una controprestazione – la cessione dei dati – e pertanto costituisce un vero e proprio rapporto contrattuale soggetto alla disciplina di tutela del consumatore nei confronti delle pratiche commerciali scorrette”.
Alla tutela del consumatore è improntata anche l’azione dell’Autorità nelle transazioni online e nell’e-commerce, che ha raggiunto nel 2017 un valore totale di circa 24 miliardi di euro, più 17% rispetto al 2016. “La tutela della concorrenza e del consumatore nell’economia digitale continueranno a lanciare nuove sfide all’Antitrust, che dovrà sempre più attrezzarsi per comprendere i nuovi mercati”, sostiene Pitruzzella. Fra le sfide che l’Autorità sarà chiamata a maneggiare ci sarà quella degli algoritmi e del ruolo che questi possono svolgere nelle attività economiche, ad esempio coordinando prezzi fra imprese concorrenti. “Una collusione realizzata non più attraverso l’intesa tra le persone fisiche – si domanda l’Autorità – ma direttamente dalle macchine e dagli algoritmi, potrà essere sanzionata dall’Antitrust e in presenza di quali condizioni? L’Autorità è pronta a raccogliere queste sfide”.
I numeri del settennato, infine. Da novembre 2011 a maggio 2018 sono state irrogate sanzioni per 1 miliardo 370 milioni di euro. I procedimenti a tutela del consumatori conclusi sono 646; sono 61 quelli su intese, 40 su abusi, 894 di controllo concentrazioni. In corso ci sono 26 procedimenti sulla concorrenza e 65 sulla tutela del consumatore.
@sabrybergamini
Notizia pubblicata il 12/07/2018 ore 16.10