Enpa lancia la campagna #NoSelfieConSelvatici (immagine credit Enpa)

Selfie con un animale selvatico? No, grazie. Con l’esplosione dei social e la ricerca continua di visibilità personale, con la volontà di “instagrammare” ogni attimo della vacanza e ogni esperienza di vita, nei selfie di chi è armato di smartphone finiscono con sempre più frequenza gli animali selvatici. Fenicotteri, cigni, cinghiali, orsi e lupi che vengono addirittura inseguiti. È pericoloso per gli esseri umani? Qualche volta sì, ma il comportamento va guardato dall’altro lato. Dallo sguardo dell’animale selvatico. Per un selfie gli animali selvatici possono anche morire. I selfie possono rendere confidenti gli animali, e questo è un pericolo se si avvicinano troppo agli essere umani e se questi sono malintenzionati. Scattare un selfie con un animale selvatico può essere un reato perché rappresenta una forma di maltrattamento.

Così l’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, lancia un monito: “I selfie con gli animali selvatici non sono solo irresponsabili, possono costare la vita di un animale e possono costituire un reato. Togliere un animale dal suo habitat naturale, costringerlo a comportamenti innaturali o provocargli sofferenza è infatti un crimine punito dalla legge dall’articolo 544 ter del Codice Penale”.

L’articolo dice che “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche, è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. La pena è aumentata della metà se dall’azione deriva la morte dell’animale.

 

 

#NoSelfieConSelvatici

L’associazione lancia quindi la campagna #NoSelfieConSelvatici per cominciare ad affrontare un tema che, complice il successo sui social di contenuti con protagonisti gli animali in genere, sta diventando un vero problema anche in Italia. L’ultimo caso di cronaca è quello di un fenicottero che, debilitato e impossibilitato a volare, si aggirava per le spiagge di Rimini ed è stato circondato più volte dai bagnanti che volevano scattargli una foto. L’animale è stato recuperato dal Cras di Rimini, visitato e poi liberato in natura in un posto meno affollato.

Ma le vittime di quella che l’Enpa definisce una “folle esigenza di mostrare tutto con uno scatto sui social” sono tanti animali: cinghiali in spiaggia, cigni al mare, oche nei parchi cittadini, cervi nei parchi nazionali, addirittura orsi e lupi inseguiti in automobile nel loro habitat.

Non è solo una moda o una follia. È un reato. L’Enpa ricorda che per un selfie gli animali selvatici possono anche morire: è il caso delle foto con le stelle marine che vengono spesso prese in mano e tirate fuori dall’acqua, un comportamento sconsiderato che può portare alla morte dell’animale.

Inseguire e braccare un selvatico per fotografarlo è un comportamento che provoca stress e disorientamento nell’animale e costituisce un reato. L’ufficio legale dell’Enpa ha già denunciato diverse persone per aver inseguito in auto orsi o lupi. Ci sono poi i selfie che mettono a rischio la vita degli animali perché li rendono confidenti, come accade se si scattano foto con volpi o daini. Per avvicinarli spesso viene usato del cibo e questo contatto con gli umani può metterli in pericolo in caso di eccessiva confidenza, che può rivelarsi fatale se ad approcciarli è un cacciatore o comunque una persona che ha cattive intenzioni. Il disturbo e il foraggiamento degli animali selvatici è vietato dalle direttive europee e dalla legge nazionale 157 del 92, perché la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, e rigorosamente protetta.

“C’è poi tutto un mercato che lucra sugli scatti con gli animali – denuncia l’Enpa – Anche in Italia ormai, all’estero come ad esempio negli Stati Uniti (a New York o Los Angeles) è una triste realtà già da diversi anni, si riscontrano sempre più casi di persone che provano a lucrare sulla pelle dei selvatici: chiedono soldi in cambio di uno scatto con animali rari o esotici e, per farlo, li obbligano a stare per ore in luoghi affollati e turistici. L’Enpa, ad esempio, ha intercettato e denunciato un uomo che si faceva pagare per scattare una foto con un barbagianni a Roma e anche un caso analogo a Venezia”.

 

 

“Ammiriamoli a distanza”

«Un selfie con un animale selvatico – afferma Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – può sembrare un ricordo divertente da condividere sui social media, ma dietro quella foto si nasconde una realtà molto diversa. Ogni volta che interferiamo con la vita di un animale selvatico, lo sottoponiamo a stress, dolore e maltrattamento e in molti casi, lo mettiamo a rischio la sua vita. Maltrattare o uccidere un animale è inaccettabile e gravissimo sempre ma lo è, ancora di più, quando viene fatto per puro scopo ludico. Abbiamo deciso di lanciare questa campagna, che svilupperemo nei prossimi mesi con contenuti e iniziative di vario tipo, perché l’informazione sulle conseguenze di queste azioni, che sono ormai purtroppo diventate quotidiane, sono ancora troppo carenti. Ammiriamo, contempliamo e fotografiamo gli animali a distanza, nel loro habitat naturale, senza disturbarli e senza interferire: questo è amore per la natura, non certo trattare gli animali come peluche da sfoggiare sui nostri profili social per avere più like sui nostri contenuti!».


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