Non paghiamo. Arriva anche in Italia il movimento per lo sciopero delle bollette

Arriva anche in Italia la campagna non paghiamo le bollette. Si presenta online sul sito nonpaghiamo.it come un “movimento per lo sciopero delle bollette” e chiede la riduzione del costo delle bollette energetiche a un livello accessibile.

«Se verremo ignorati, il 30 novembre sospenderemo il pagamento di tutte le bollette», promette la campagna, che mira a ottenere l’adesione di 1 milione di persone e ricalca l’analoga Don’t Pay in UK lanciata nel Regno Unito.

Non paghiamo, disobbedienza civile

La campagna contro il caro bollette si presenta come un appello alla disobbedienza. “È ora di fare basta”, si legge sul sito dell’iniziativa.

«“Noi non paghiamo” è una campagna di disobbedienza civile nonviolenta che punta ad ottenere la riduzione dei costi delle bollette ai valori precedenti l’inflazione post-covid e la guerra. È una campagna che nasce in Inghilterra, si è diffusa in Francia e ora anche in Italia grazie ad una rete di organizzazioni e forze sociali presenti sui territori».

La campagna punta ad arrivare a 1 milione di adesioni entro il 30 novembre, “data in cui se il governo (qualsiasi esso sarà) non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizieremo con l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette”.

“Non paghiamo” si presenta come un movimento di base che chiede un prezzo equo per l’energia, per tutti. Denuncia che questo inverno milioni di persone dovranno scegliere fra mangiare o scaldarsi; che una famiglia su tre sarà costretta alla povertà energetica; che ci sono più di otto milioni di famiglie a rischio e già ora il 15% delle utenze ha smesso di pagare.

 

 

Non paghiamo, l’appello

Il movimento rivendica “il diritto ad una vita degna”. Richiama le conseguenze della pandemia – «Tutti i governi liberisti continuano a fare scelte che possano mantenere in piedi un sistema economico che affama i popoli e produce disastri ecologici. Dopo due anni di pandemia mondiale, non solo non ci sono stati interventi sui servizi ospedalieri, scolastici e dei trasporti pubblici, ma già nei mesi scorsi abbiamo dovuto far fronte all’aumento del costo della vita, del costo delle bollette e dei carburanti sino ai beni di prima necessità».

Contesta che non c’è stato un tentativo di arrivare a una risoluzione nonviolenta della guerra. Ha parole di fuoco contro il libero mercato nella formazione dei prezzi e gli extraprofitti delle imprese di energia. E rivendica una transizione “ecosocialista” nel timore di un futuro cupo.

«Senza un’inversione di rotta, – si legge online – si prospetta un inverno in cui ci troveremo a non riuscire a pagare le bollette del gas e della luce, a casa, negli ospedali, nei luoghi di lavoro, ma anche a scuola, negli impianti sportivi, … ovunque. In particolare, senza un intervento pubblico su scala europea attraverso prezzi amministrati in grado di contrastare la speculazione, l’appropriazione di extraprofitti, l’escalation della guerra, non è possibile invertire la rotta. Soprattutto, occorre un programma di emergenza per la transizione ecosocialista, in grado cioè, sia di ridurre definitivamente il costo delle bollette per tutti i ceti popolari, sia di favorire progressivamente l’allontanamento definitivo dalle fonti fossili a favore delle fonti rinnovabili e della riduzione complessiva ed efficace nel consumo di energia».

Don’t Pay in UK

La protesta si richiama alla Don’t Pay in UK, il movimento che nel Regno Unito si è impegnato a non pagare le bollette energetiche o a disdirle nel momento in cui verrà aumentato il tetto massimo del prezzo dell’energia, come è previsto dal 1° ottobre.  Il movimento diffuso nel Regno Unito (a oggi il contatore online riporta l’impegno a scioperare di quasi 180 mila persone) chiede la riduzione delle bollette energetiche, che rischiano di aumentare a livelli insostenibili – fino a 350 euro al mese e fino 4200/4500 circa euro l’anno (Affari Italiani).

«Il mancato pagamento di massa non è un’idea nuova, è successo nel Regno Unito alla fine degli anni ’80 e ’90, quando più di 17 milioni di persone si sono rifiutate di pagare la Poll Tax, contribuendo a far cadere il governo e invertendo le sue misure più dure – si legge online sul sito del movimento britannico – Anche se una parte di noi che paga con addebito diretto interrompesse i nostri pagamenti, basterebbe a mettere in seria difficoltà le compagnie energetiche, e lo sanno. Vogliamo portarli al tavolo e costringerli a porre fine a questa crisi».


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