“Non solo Acea non fa gli investimenti previsti per il miglioramento della rete idrica ma si paga anche un premio per la qualità dei servizi erogati. Oltre al danno la beffa”. È un duro atto d’accusa, quello che viene dalla Fondazione Finanza Etica per voce del suo presidente Andrea Baranes nei confronti di Acea. La Fondazione, del Gruppo Banca Etica, è intervenuta come azionista critica all’assemblea generale di Acea Spa dello scorso aprile e già allora aveva denunciato che “nei bilanci della società del periodo 2012-2015 mancano all’appello investimenti in manutenzione, condotte idriche e fognarie e altre infrastrutture per circa 375 milioni di euro da parte di Acea Ato 2 (la controllata di Acea che gestisce la distribuzione dell’acqua a Roma e in altri 110 Comuni)”.

Oggi la Fondazione ritorna sull’argomento, all’indomani dello scongiurato pericolo (per ora) che Roma si veda razionata l’acqua. La Fondazione denuncia che “le drammatiche conseguenze della scelta di remunerare azionisti pubblici e privati invece di investire nel miglioramento della rete sono ora sotto gli occhi di tutti: il razionamento dell’acqua a Roma è stato scongiurato, con un compromesso trovato in extremis ai danni dell’ecosistema del lago di Bracciano, già messo duramente alla prova dalla siccità, dall’evaporazione causata dal sole e dai prelievi operati da Acea per rifornire di acqua la capitale”.

Il giudizio della Fondazione, che quest’anno per la prima volta ha deciso di intervenire all’assemblea di Acea Spa insieme ai Movimenti per l’Acqua Bene Comune, è molto critico. “ Una lettura affrettata dei fatti potrebbe far pensare che Acea sia vittima di eventi climatici che non può influenzare, ma in realtà la faccenda è più seria e va al di là pure del semplice scontro politico tra Regione Lazio e Comune di Roma”, dice la Fondazione Finanza Etica. La sigla ricorda, in particolare, che Acea spa è controllata al 51% dal Comune di Roma e al 49% da investitori privati, i principali dei quali sono il gruppo francese Suez (23%) e la famiglia Caltagirone (5%). “La multiutility si è ridotta ad essere dipendente dal lago di Bracciano, che doveva servire solo per le emergenze, perché non ha investito abbastanza nell’approvvigionamento da fonti alternative, ma soprattutto perché non ha investito per diminuire le perdite della rete romana, che sono pari al 40% del volume di acqua distribuita”. Dal 2012 al 2017 gli utili di Acea Ato 2 sono aumentati progressivamente, dice ancora la Fondazione, fino ad arrivare a oltre 70 milioni di euro nel 2015 e agli oltre 89 milioni di euro di utile netto nel 2016, “grazie soprattutto a un aumento nelle tariffe giustificato da un “premio di qualità contrattuale” per 23,06 milioni di euro”. Tutto questo però non è stato accompagnato dagli investimenti promessi.


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