In Italia la spesa alimentare assorbe il 15,2% del reddito disponibile, il 6% in più rispetto alla Germania, tra il 3 e il 4% in più rispetto ad altri paesi europei come Francia e Regno Unito. A fare la differenza il reddito, mediamente inferiore del 25% rispetto a quello percepito dai consumatori degli altri paesi europei. Il costo della spesa alimentare in Italia è superiore del 2,2% rispetto alla media europea, ma incide profondamente sul reddito, assorbendo circa un sesto delle entrate. Questo perché, secondo l’Adoc, la busta paga media di un lavoratore italiano è estremamente deficitaria, soprattutto al Sud e per i giovani.
Sono i risultati di un’indagine Adoc che evidenzia anche i cambiamenti nelle abitudini alimentari degli italiani, che registrano più prodotti a km zero, equo-solidali e biologici, come pure un aumento del ricorso ai discount.
Per l’acquisto mensile degli alimenti una persona spende in media 228,85 euro, quasi 30 euro in più rispetto alla Germania, circa 65 euro in più rispetto alla Spagna e poco meno di 5 euro in più, pari al 2,2%, rispetto alla media europea – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – Una spesa sostanzialmente in linea nel panorama europeo, ma che non tiene conto della capacità di spesa della singola persona. In questo caso appaiono evidenti le difficoltà delle famiglie italiane, il cui reddito è mediamente inferiore del 25% rispetto a quello percepito dai consumatori degli altri Paesi europei. Rispetto alla Germania il reddito medio è inferiore del 41%, in Francia gli stipendi sono maggiori del 33%. Questo comporta un’incidenza maggiore dei costi sostenuti per la spesa alimentare sulle entrate. Tanto che un mese di spesa assorbe poco più del 15% delle entrate, il 6% circa in più rispetto alla Germania, Olanda e Svizzera, tra il 3 e il 4% in più rispetto a Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Irlanda e Finlandia. Solo in Grecia e Portogallo l’incidenza sul reddito è maggiore”.
Rispetto a 10 anni fa i costi per la spesa alimentare per singola persona sono cresciuti, su base annua, di circa 400 euro pari al 16,9%. Nel 2001 la spesa mensile pro capite era pari a 195 euro, 33 euro in meno rispetto ad oggi. Il reddito è cresciuto meno di quanto sia cresciuto il costo per la spesa alimentare, mentre l’impatto della spesa sul reddito è rimasto pressoché identico.  Con conseguente contrazione della spesa media pari al 5-7%.
Una dinamica che si riversa anche in cambiamenti nelle abitudini di acquisto: l’Adoc registra un aumento dell’acquisto di prodotti a Km Zero pari al 17%, sia per un discorso legato alla territorialità e alla qualità che per ragioni di sostenibilità ambientale, mentre sono cresciuti gli acquisti di prodotti equo-solidali (in crescita del 12%) e Made in Italy (+32%), ossia tutti i prodotti DOP e IGP. Ad oggi il 4,5% della spesa viene destinato ai primi mentre per i secondi le famiglie destinano il 26,9% dell’intera spesa annua. Agli acquisti a km zero viene destinato il 9% della spesa annuale delle famiglie. Negli ultimi anni sono aumentate inoltre del 20%le famiglie che, almeno una volta, hanno partecipato ai gruppi d’acquisto solidale, destinando in media il 5,6% della spesa alimentare. Gli italiani investono dunque in qualità e risparmio. Non bisogna dimenticare infatti che rispetto al 2001 la percentuale di famiglie che fa la spesa al discount è aumentata del 40%.


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