“L’introduzione e il rafforzamento di regimi di reddito minimo in tutti gli Stati membri dell’Ue è uno dei modi più efficaci per far uscire le persone dalla povertà”: così il Parlamento europeo si è espresso oggi in favore dell’introduzione di un reddito minimo negli Stati Ue. I deputati chiedono di garantire un accesso più facile alla casa, all’assistenza sanitaria e all’istruzione. “La maggior parte dei Paesi dell’UE già dispone di programmi simili, ma non tutti forniscono sufficiente sostegno a coloro che ne hanno bisogno”, dicono i deputati.

Gli ultimi dati diffusi dall’Eurostat dicono che quasi un quarto della popolazione europea continua a trovarsi a rischio di povertà o di esclusione sociale. Nel 2016 si tratta di 117,5 milioni di persone, pari al 23,4% della popolazione dell’Unione europea. Ciò significa vivere in almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio povertà di reddito, gravemente deprivati dal punto di vista materiale o in famiglie con intensità di lavoro molto bassa

Il Parlamento Ue, con una relazione non legislativa approvata con 451 voti favorevoli, 147 voti contrari e 42 astensioni, esorta dunque tutti i paesi UE a introdurre regimi di reddito minimo o, se necessario, a rafforzare quelli esistenti. I deputati propongono di fissare un reddito minimo utilizzando la soglia di rischio di povertà e altri indicatori Eurostat, di garantire alla misure un adeguato finanziamento pubblico, di adattare i regimi di reddito minimo alle esigenze delle persone più fragili e di rivedere i requisiti per garantire copertura a tutte le persone vulnerabili. “I regimi di reddito minimo dovrebbero combinare il sostegno finanziario con un accesso più facile ai servizi sociali pubblici come l’alloggio, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la formazione – informa una nota dell’Europarlamento – Coloro che possono lavorare dovrebbero essere aiutati ad accedere al mercato del lavoro, poiché un lavoro dignitoso è il modo migliore per combattere la povertà. L’obiettivo del reddito minimo non dovrebbe essere solo quello di assistere le persone, ma soprattutto quello di accompagnarle dall’esclusione sociale alla vita attiva”.

Sostiene la relatrice Laura Agea (EFDD, IT): “La povertà e l’esclusione sociale non appartengono ai singoli Stati membri, ma riflettono lo stato dell’Europa, che deve rispondere a questa emergenza. Nella relazione proponiamo un approccio duplice: in primo luogo, ridurre l’impatto sociale della crisi economica adottando misure efficaci per far uscire dalla povertà 120 milioni di cittadini dell’UE e, in secondo luogo, incoraggiare politiche attive che creino posti di lavoro garantendo un’occupazione sostenibile.”


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