Tra bollette pazze, aumenti delle rate dei mutui, polizze Rc Auto sempre più alte e chi più ne ha più ne metta, le famiglie italiane sono schiacciate dalla crisi e non riusciranno a risollevarsi neanche con le tredicesime. Se fino a qualche anno fa, infatti, la fine dell’anno portava un po’ di sollievo ai lavoratori, accompagnandoli alle vacanze di Natale con uno stipendio in più da spendere in regali e svaghi, oggi non è più così. Le tredicesime sono in diminuzione e, chi ha ancora il diritto di averle, le userà per coprire le spese ordinarie. Altro che regali di Natale!
Secondo Federconsumatori e Adusbef, dei 35 miliardi di euro che verranno accreditati in questi giorni a lavoratori e pensionati, ben l’80% sarà destinato al pagamento di Rc auto, prestiti/rate, canone Rai, mutui, bolli auto/moto, bollette ed utenze. Solo il restante 20% entrerà realmente nelle tasche degli italiani: si tratta di 7,1 miliardi, di cui circa il 38% sarà destinato al risparmio, mentre i restanti 4,4 miliardi potranno essere spesi per l’acquisto di regali, generi alimentari.
Nello specifico, i lavoratori percepiranno in media 1417 euro a testa e di questi soltanto 176 andranno a regali e spese natalizie; i pensionati, che percepiranno 602 euro, avranno a disposizione soltanto 75 euro per i regali a figli e nipoti. I settori di consumo in testa tra quelli per le spese natalizie restano l’alimentare e quello dei giocattoli.
I consumi natalizi, in generale, subiranno una forte contrazione: secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, un calo del 7% (dopo il crollo del -12% registrato nel 2010). I settori più toccati dalla crisi saranno: abbigliamento e calzature -11%; mobili, arredamento per la casa, elettrodomestici -14%; profumeria e cura della persona -5%; giochi, giocattoli, sport -1%; alimentare -1%. Gli unici settori in controtendenza sono: elettronica di consumo +2% (trainati dal passaggio al digitale di alcune aree del Paese) ed editoria +1% (grazie a fortissime promozioni). Si conferma, anche quest’anno, una previsione negativa per il settore turistico.
 


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