
Parchi acquatici, blitz dei Nas: chiuse 10 strutture abusive e con acqua contaminata (Fonte immagine: Pixabay)
Parchi acquatici, blitz dei Nas: chiuse 10 strutture abusive e con acqua contaminata
83 le strutture irregolari, su 288 impianti ispezionati dai NAS, tra parchi acquatici e piscine destinate all’uso ricreativo. 10 i provvedimenti di chiusura, a causa di gravi criticità
Su 288 strutture ispezionate dai Nas, tra parchi acquatici e piscine destinate all’uso ricreativo e di divertimento, 83 sono risultate irregolari. 108 sanzioni le sanzioni penali ed amministrative contestate, per oltre 40 mila euro. Questo il bilancio della campagna di controlli realizzata dai Carabinieri dei NAS tra luglio e agosto, d’intesa con il Ministero della Salute.
Inoltre, sono stati disposti 10 provvedimenti di chiusura nei confronti di altrettanti impianti e aree ricreative acquatiche, a causa di gravi criticità ritenute incompatibili con la prosecuzione dell’attività ludica e con la frequentazione degli utenti.
Parchi acquatici e piscine, le violazioni
In particolare, quattro provvedimenti di chiusura hanno riguardato strutture ispezionate nelle province di Messina, Viterbo e Latina, dove i controlli dei NAS hanno accertato la inidoneità delle acque utilizzate negli impianti natatori e di divertimento, rilevando anche elevati contenuti di coliformi fecali e cariche batteriche, tali da rendere l’acqua pericolosa per la salute umana a causa di potenziale rischio di tossinfezioni.
Ulteriori provvedimenti di chiusura hanno interessato 3 piscine totalmente abusive nelle province di Napoli, Reggio Calabria e Bari, riconducibili a proprietà private o strutture ricettive, adibite arbitrariamente ad aree ricreative aperte al pubblico con ingresso a pagamento, nonché altre 3 strutture affette da rilevanti carenze strutturali ed autorizzative.
Altre violazioni hanno riguardato situazioni di inosservanza alla normativa di sicurezza dei luoghi di lavoro e di prevenzione ai rischi di utilizzo delle strutture da parte degli utenti, incluse le misure di contenimento alla diffusione epidemica del COVID-19, come l’assenza di cartellonistica informativa per gli avventori e la mancanza delle periodiche pulizie e sanificazioni.
Presso i punti ristoro interni alle strutture, inoltre, sono stati sequestrati oltre 250 kg di alimenti, destinati alla somministrazione alla clientela, risultati scaduti di validità e privi di tracciabilità, e sono state rilevate carenze igieniche e strutturali degli ambienti di preparazione dei pasti, spesso rimediati in spazi ristretti, privi dei minimi requisiti per garantire condizioni ottimali di funzionamento e di manutenzione.

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